Ai lavoratori della Ferrania

Dobbiamo esercitare una forte pressione affinché quanto è stato concordato venga mantenuto

Cari compagni,
non è la prima volta che mi prendo la libertà di scrivervi. Non è la prima volta che denuncio la situazione dolorosa quale voi vi trovate. E non è la prima volta che rimarco la povertà delle iniziative che vengono prese da voi e dalle vostre attuali rappresentanze sindacali.

Vi scrivo non soltanto perché appartengo e sostengo la CUB manifestazione dei lavoratori della Ferrania a Genova - foto di Francesco Deriu(Confederazione Unitaria di Base), e non concordo con il silenzio e con l'acquiescenza delle altre organizzazioni sindacali e delle istituzioni in merito al percorso fin qui seguito nell'affrontare il declino della vecchia e gloriosa (un tempo) azienda alla quale voi siete, purtroppo, intimamente legati non soltanto per ragioni economiche. Vi scrivo innanzitutto, perché è mia convinzione che alla base di tutta la triste vostra situazione e alle prospettive future esiste un inganno. Vi hanno ingannato, compagni e vi stanno ingannando. Negli ultimi anni voi avete visto cambiare molte proprietà della fabbrica ed a ogni cambio di proprietà avete assistito a continue riduzioni di dipendenti.

Avete assistito più o meno impotenti, più o meno coinvolti, alla dispersione dei prodotti del vostro ingegno, allo smantellamento dei reparti, all'invecchiamento delle strutture, alla continua mancanza di investimenti nella ricerca di nuove tecnologie. La vostra azienda che nel passato, per l'importanza e la qualità della produzione, ha dato, con il suo vecchio acronimo FILM (Fabbrica Italiana Laminati Milano) il nome al materiale con il quale il cinema chiama ancor oggi le pellicole, ed anche altri prodotti stesi finemente oggi sta morendo. E per amore di verità io affermo che è gia pronta per il funerale.

Vi ingannano sostenendo che in un settore produttivo in rapidissima evoluzione, questa vostra azienda, questa vecchia unica azienda italiana di produzione di materiale fotosensibile, vostra e di tutti i compagni che in essa hanno profuso, ingegno, fatica e passione, abbia ancora un futuro. Non è vero. Hanno detto, tutto il mondo ha detto: dai vostri rappresentanti sindacali, ai vostri massimi dirigenti, ai rappresentanti del Governo, ai poteri locali, che serviva un accordo affinché l'azienda risorgesse dal declino ed acquistasse quel ruolo e quel potere economico produttivo, gloria e vanto della industria italiana. E avete avuto un nuovo cambio di proprietà. A distanza di sette mesi da quell'accordo, le condizioni vostre e dell'azienda non sono migliorate. E le promesse, soprattutto per quanto riguarda le cifre degli investimenti previsti dal piano industriale, presentato dalla nuova proprietà (che nella sua formulazione mi richiama alla mente un piano industriale della 3M di alcuni lustri fa) sono rimaste sulla carta.

L'unico dato certo, per il futuro, pare sia la costruzione di una o più centrali termoelettriche, che hanno per ora prodotto il risultato di aprire uno scontro con grande parte della popolazione della valle, lasciandovi soli al vostro misero destino, di probabili futuri disoccupati, ostaggi della nuova proprietà. Proprietà che, a mio avviso, invece di investire massicciamente, per il rilancio, attende che il Governo, con i vostri soldi e con quelli dei cittadini, dia il via a fantomatici poli tecnologici, a nuove e sconosciute produzioni "altamente remunerative" con le quali il vostro futuro dovrebbe essere garantito e radioso.

Io credo che, come insieme ad alcuni di voi abbiamo detto, il vero e unico modo di salvare il vostro posto di lavoro e la fabbrica stava nella logica di estromettere quelli che vi hanno portato in questa attuale situazione, assumersi la responsabilità concreta di gestire insieme a voi una reale rinascita della Ferrania; con forti investimenti, usando il potere politico, anche in campo internazionale, per evitare che l'imprenditoria privata arrivasse ad acquisire questo grande patrimonio di esperienze di lavoro e di ingegno per "un piatto di lenticchie".

In conclusione cari compagni, oggi più che mai a me pare necessario uno scatto di orgoglio da parte vostra, a tutela non soltanto del vostro posto di lavoro, io credo che sarebbe giusto denunciare quanto i nuovi salvatori della patria non hanno fatto e chiedere alle istituzioni una forte pressione perché quanto è stato concordato venga mantenuto.

Giorgio Magni
Consigliere Comunale L'altra Cairo
Cairo Montenotte - 3 Febbraio 2006