Gli ostaggi

A sei mesi dalla firma del protocollo di intesa non si hanno notizie sullo stato del nuovo piano industriale

I lavoratori sono in ostaggio alla nuova proprietà della Ferrania e le Istituzioni non possono nemmeno denunciare gli accordi stabili con il protocollo di intesa. Intanto la proprietà lancia segnali manifestazione dei lavoratori della Ferrania a Genova - foto di Francesco Deriuforti. L'amministratore delegato dice chiaramente oggi una verità che tutti paiono non sapere, ma che sta nei fatti. Dice il Signor Gambardella: «se non riusciamo a produrre i volumi per i quali lo stabilimento è strutturato siamo fuori dal mercato, in quanto non riusciamo ad essere competitivi». Verità semplice e difficilmente confutabile.

E allora che fare? Una matricola del primo anno di scienze economiche sa che le imprese marginali in un qualunque settore di produzione di beni o di servizi, nella attuale società capitalistica sono destinate ad uscire fuori dal mercato, a meno di non ricavarsi una nicchia, pagando costi che nella maggior parte dei casi sono insostenibili. A nostro avviso, e lo abbiamo detto, (inascoltati) che il rilancio di Ferrania era una utopia.

La firma del protocollo di intesa, da parte di tutte le forze contraenti lo stesso, ha perseguito il fine massimo di tenere buoni i lavoratori come negli ultimi due anni, attraverso promesse e assicurazioni, che molti sapevano di non poter mantenere. Promesse e assicurazioni che hanno raggiunto il fine, di mantenere una illusoria pace sociale, ma che a nostro avviso, non hanno scongiurato la fine che ora si intravede, e che si continua a negare. La nuova proprietà nell'accordo (con il solito, improbabile piano industriale) manifestazione dei lavoratori della Ferrania a Genova - foto di Francesco Deriuha messo sulla carta un intervento, quantificato in un mare di milioni di euro, che a distanza di 6 mesi, sono rimasti sulla carta. E in premio, ha avuto dal Governo, la possibilità di costruire una o più centrali termoelettriche (a biomasse, e a carbone - pulito naturalmente!) con un ulteriore investimento, quantificato (sempre sulla carta) di qualche centinaio di milioni di euro.

Oggi a distanza di 6 mesi, non abbiamo non solo notizie dei denari investiti, ne tanto meno dello stato di avanzamento del piano industriale, anzi dalle voci che vengono dai lavoratori che ancora sono in forza nella fabbrica, apprendiamo che poco o nulla di nuovo o di diverso c'è dalla situazione della gestione commissariale. A pochi giorni dalla eventuale firma dell'accordo di programma, l'unico dato certo, a detta di un ministro (Scajola), è quello della necessità di costruire una centrale termoelettrica a carbone.

I lavoratori sono felici. Felici di sapere che le uniche certezze occupazionali riguardano una cinquantina di addetti nella centrale. I cittadini sono meno felici, e le associazioni ambientaliste, alcune amministrazioni comunali e quanti altri, hanno scatenato, a parole, una campagna contro.

Le forze politiche (l'Ulivo) chiedono un incontro con i vertici di Regione Liguria e Amministrazione provinciale, noi siamo convinti che meglio sarebbe chiedere conto agli imprenditori dei loro intendimenti e programmi. A nostro avviso sarebbe più serio e logico mettersi intorno ad un tavolo, con gli imprenditori, le OO.SS, le Istituzioni e chiedere conto alla proprietà, nel concreto, quali progetti la impresa ha per mantenere le promesse fatte con il piano industriale, e quale avanzamento, e quale ripresa la proprietà ha realizzato. Dovrebbero fra tutti anche spiegare, in dettaglio, in cosa consiste il polo tecnologico, con il quale si sono riempite le speranze dei lavoratori e dei cittadini. Sarebbe bene raccogliere la dichiarazione dell'amministratore delegato della Ferrania sulla volontà di un confronto sullo stato dell'azienda.

A noi pare tuttavia che il nodo centrale non la protesta dei lavoratori della Ferrania
foto di Francesco Deriu
sia quello di stanare gli attuali proprietari e metterli di fronte alla loro inadempienza, ma sollevare polveroni per continuare a nascondere il fatto che dal Luglio 2005 ad oggi l'unica verità vera, sta nella consapevolezza che per Ferrania, il futuro è sempre più nero, che i lavoratori sono ostaggi a perdere (e non solo quelli direttamente dipendenti dalla Ferrania ma anche quelli dell'indotto, dei quali non si parla). E quindi e o si interviene con soldi pubblici o più o meno presto oppure "signori si chiude" alla faccia dei protocolli di intesa, degli accordi di programma, del rilancio della economia della Valle Bormida e della provincia di Savona

Vogliamo ricordarlo, e non per mantenere il ruolo (che non ci piace, ma che non possiamo rifiutare di fronte a fatti concreti e non a favole dette per addormentare i bambini) di "Cassandre" che vengono avanti altri fatti dolorosi per l'occupazione (St. Gobain) e dunque non è più tempo di pace, ma è in atto una guerra che senza interventi seri perderemo.

Giorgio Magni
Consigliere Comunale L'altra Cairo
Cairo Montenotte - 9 Dicembre 2005