Cima Montà: una storia semplice da difendere

Quando la qualità della vita non conta

una veduta aerea della discarica di Cima MontàA Cima Montà, collina dell'entroterra cittadino savonese, da qualche mese un coraggioso gruppo di abitanti ha deciso di occuparsi in prima persona della qualità dell'ambiente nel quale vivono, ma non solo, hanno anche deciso che un problema che può sembrare locale, quasi di quartiere può e deve diventare un momento di riflessione per tutti i cittadini. L'argomento è la spazzatura: sì, quella che tutti i giorni buttiamo nei cassonetti sparsi della città, oppure, dopo una cernita casalinga affidiamo a contenitori specifici per la carta, la plastica, i medicinali scaduti, le pile, il vetro, il legno, ecc.

La storia è semplice. Da quasi un quarantennio, Cima Montà è destinata ad "accogliere" tutta la spazzatura che i savonesi producono. Non sempre però è stata una discarica controllata. Infatti prima che le normative in materia si facessero più specifiche, lo smaltimento dei rifiuti era una semplice raccolta che veniva successivamente scaricata a ridosso di quella splendida collina, tra il versante savonese e quello quilianese. Questo per anni ha significato rifiuti all'aria aperta, falò incontrollati, odori di decomposizione, ratti, liquami e quanto ciascuno di noi può pensare.

Nel corso del tempo le norme si sono fatte più specifiche, le discariche dovevano caratterizzarsi anche per la capacità di non inquinare: si passò, ad esempio, ad impermeabilizzare il terreno, con grandi superfici di tipo plastico che avrebbero dovuto impedire che la "rumenta" ed i liquami da lì in poi non entrassero in contatto con il terreno, infiltrarsi nel terreno ed inquinare le falde. Si cominciò a parlare di raccolta differenziata, di monitoraggio, di controllo e di nuove tecnologie che possono aiutare l'uomo a liberarsi, coccodrillescamente, del superfluo che lui stesso produce.

una veduta aerea della discarica di Cima MontàGli abitanti della vallata del Lavanestro, dopo decenni di discarica, hanno visto uno spiraglio di luce quando la Provincia ha adottato un Piano Provinciale per i Rifiuti (la VIA Regionale ha dato il parere positivo, unico piano approvato in tutta la Liguria), dove si leggeva, nero su bianco, che la discarica di Cima Montà finalmente avrebbe visto, nel Novembre 2002, la chiusura dei battenti, la bonifica ed il risanamento di tutta l'area circostante. Fu davvero un sospiro di sollievo.

Ma durò poco. Infatti nonostante sindacati, unione industriali, Comuni dell'ATO (acronimo che significa Ambito Territoriale Ottimale, cioè comuni che per dimensioni e produzione di RSU abbiano caratteristiche assimilabili e ottimizzabili) hanno in prima battuta accolto le risoluzioni proposte dalla Provincia, ecco che l'ATA, in perfetta concordanza col proprio nuovo statuto di S.p.A. e con la Giunta Ruggeri, presenta un piano per realizzare un "sistema integrato per la gestione rifiuti nel sito contiguo alla discarica di Cima Montà", con un sistema azzardato di viabilità. Le motivazioni addotte sono che occorre rispondere all'"emergenza rifiuti" a Savona, che i costi per i cittadini sarebbero altrimenti lievitati, che chiudere la discarica avrebbe significato comunque dei costi per la società per il monitoraggio e che pertanto questo poteva essere un sistema per cogliere "due piccioni con una fava".

A conti fatti però si scopre che: il sistema integrato previsto non potrà che realizzarsi come minimo tra tre anni, che i costi graverebbero comunque sui cittadini (si parla di 12 miliardi pubblici), che non è chiaro il maggior costo paventato per i savonesi, che la Società per Azioni ATA, oggi ancora pubblica, ma nata per essere messa in vendita anche ai privati, aumenterebbe, ovviamente il proprio valore se possedesse l'intero ciclo dallo spazzamento allo stoccaggio, che laddove si pensava ad una bonifica invece si prevedono 800.000 metri cubi di sbancamento, che forse l'area indicata ha dei vincoli paesaggistici, che non è coerente col Piano dei Rifiuti, e persino con le ultime norme regionali per cui in caso di necessità sono ampliabili solo le discariche che risultano tali dai piani adottati.

due suggestive vedute aeree della discarica di Cima Montà
da www.atasavona.it
Due sono i passaggi fondamentali per bloccare questa ipotesi: il primo in Provincia dove è necessario che il Piano venga presto approvato e non subisca modifiche per quanto riguarda Cima Montà e che il Comune ritiri la delibera di assenso al progetto ATA. In entrambe le istituzioni il nostro Partito, con i suoi gruppi consiliari, si sta adoperando affinché i cittadini del Lavanestro non subiscano l'ennesima sconfitta. Un ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare in Comune che chiedeva anche di fermare la progettazione ATA è stato clamorosamente bocciato dalla maggioranza Ruggeri, ma non possiamo perdere l'occasione per fare sentire la voce dei savonesi. È fondamentale sensibilizzare non solo i Consiglieri ma anche la cittadinanza. Questa è una questione che interessa tutti, perché di tutti è l'ambiente, di tutti deve essere la qualità della vita. Ribaltando una citazione: la mia libertà finisce dove finisce la libertà dell'altro.

Jörg Costantino
Capogruppo Comunale a Savona
Patrizia Turchi
Consigliera Comunale a Savona
Emanuele Varaldo
Consigliere Comunale a Savona
Savona - 7 Marzo 2002