Progetto Fuksas: il bengodi del consumismo e dello spreco

L'intervento preparato dalla Capogruppo del PRC Milvia Pastorino in occasione del Consiglio comunale del 2 dicembre

Noi oggi siamo chiamati a dare lo scoglio della Madonnettail nostro parere sul progetto preliminare del porto turistico della Margonara; così è scritto nell'ordine del giorno. In realtà noi oggi decidiamo ben altro. Dai disegni progettuali, dai dati che ci sono stati illustrati in commissione, dalle trasformazioni stravolgenti ed elefantiache che ne deriveranno, si palesa immediatamente che il porto seppur di dimensioni notevoli, è l'elemento secondario, volendo pensare male potremmo dire che è il pretesto per decidere ben altro.

Oltre 16.000 mq di superfici utili, un edificio di 120 metri sul mare, anzi, nel mare, più uno o forse più edifici collaterali, che non mi pare comparissero nell'idea progettuale, È di questo che si sta parlando.

C'è molta fretta, tanta da non cogliere l'opportunità di una pausa per risolvere eventuali problemi procedurali, e non mi riferisco solo alla lettera pervenuta dalla Regione, e a quella inviataci in data odierna dal Comune di Albissola che avrebbe meritato certamente più attenzione "politica", ma anche alla irregolarità, indicata in sede di commissione dalla cons. Turchi, e denunciate oggi in sede Consiliare, che avrebbero dovuto suggerire di rinviare questa pratica per consentire al Consiglio di pronunciarsi su una pratica supportata da tutti i chiarimenti necessari, anziché "tirare dritto" con ostinazione su una pratica che, se quanto denunciato è vero, e non abbiamo motivo di dubitarne, rischia di inficiarne la validità.

Tuttavia oggi dobbiamo decidere. Dobbiamo decidere su una operazione che pare entusiasmi la quasi totalità dei Consiglieri, sia della maggioranza che della minoranza. In una visione ottimistica ci si prospetta una operazione che avrà sulla città abbondanti e benefiche ricadute. Insomma per la maggior parte del Consiglio questo bicchiere è decisamente mezzo pieno.

Non so se per disobbedire al Presidente del Consiglio che ci invita all'ottimismo, o se per natura, noi questo bicchiere lo vediamo "mezzo vuoto". Vediamo cioè un'operazione che tanto chiede alla città, in termini di territorio, cioè di un bene pubblico, in termini di salvaguardia dell'ambiente, in termini di impatto sulla viabilità, e poco offre.

Guardiamo i numeri: 16.000 mq di superfici utili, elaborazione grafica del progettodi queste 1000-1500 destinate ad uso pubblico, da ripartirsi, se va bene, con il Comune di Albissola. Un intero grattacielo di 120 metri tutto privato e, per la città, o meglio le città: Savona e Albissola, la cosiddetta nuvola, una costruzione di circa 30 metri e con una superficie attorno al 8% dell'intera superficie prevista. Certo, si realizza anche il porto con annesso un non ben definito centro per gli sport nautici, e la passeggiata, da conteggiare però negli oneri di urbanizzazione. Siamo sicuri che non si sarebbero potuti realizzare porto (magari ridimensionato) e passeggiata in altro modo? Negli ultimi mesi, alla televisione, si vede sovente il Presidente della Regione Burlando inaugurare (anche in bicicletta) tratti di passeggiata, sparsi per la Liguria, finanziati con denaro pubblico, e senza grattacielo annesso. Forse lo si poteva fare anche qui.

Non si può legare il problema delle costruzioni sulla costa, o addirittura sul mare, a quello dei porti turistici. Se un porto turistico è necessario, l'ente pubblico lo realizzi con risorse pubbliche, magari attrezzandosi per poter cogliere tutte le opportunità di finanziamento, penso ad esempio ai fondi strutturali europei. Farlo realizzare ai privati accordando in cambio il permesso di costruire imponenti volumetrie sulla costa o sul mare illude l´ente pubblico di avere il porto gratis: in realtà lo paga assai caro, perché lo paga svendendo beni pubblici che per la loro destinazione e natura devono essere a servizio di tutti i cittadini e distruggendo ricchezze incommensurabili come quelle del paesaggio.

Per tutto questo possiamo dire che: Sì per noi il bicchiere è decisamente mezzo vuoto, anzi, diciamolo: è proprio vuoto.

Ci si dice che questo intervento rappresenterà un volano importante per l'economia cittadina. Stando ai documenti ufficiali, gli unici che "nero su bianco" possono correttamente essere valutati, il porto della Margonara porterà all'occupazione, a regime, di 128 dipendenti. Tuttavia guardando i dati relativi ai livelli occupazionali dichiarati dai dati statistici, per siti analoghi, ci permettiamo di sollevare qualche dubbio, tenuto conto altresì che nel progetto che ci è stato presentato, manca un piano industriale cheil presidio di Rifondazione Comunista contro il progetto potrebbe forse darci qualche certezza in più.

In realtà, a parte i numeri, più o meno veritieri, relativi ai livelli di occupazione dell'attività del porto turistico, tutto rimane molto aleatorio. E tuttavia siamo convinti che oggi, con la crisi che sta devastando l'economia mondiale non sarebbe meglio fermarsi e riconsiderare tutta l'operazione?

Ma dovrebbe essere davvero questo il volano per l'economia della nostra città?

Noi oggi stiamo decidendo una operazione da città dei balocchi: porticciolo per barche da diporto, Un grattacielo di 120 metri di negozi, palestre, residenze turistiche, ristoranti... insomma il bengodi del consumismo e dello spreco. Tutto questo noi lo decidiamo oggi. Nel Dicembre 2008. Nessun tentennamento, nessun ripensamento, nessuna cautela. Milioni di italiani precipitano sotto la soglia di povertà, il ceto medio arranca sempre più, le prospettive economiche dei prossimi mesi, dei prossimi anni sono, a detta dei maggiori economisti, disastrose, non solo in Italia ma nell'Europa e nel Mondo, un intero modello di sviluppo è in piena crisi, il nostro modo di produrre, di consumare, di vivere… e noi costruiamo tutto questo. Ma per chi? Chi dovrebbe essere il potenziale utente di questo emblema dell'opulenza e del benessere, a quali potenziali clienti ci rivolgiamo.

Non passa giorno che qualcuno dalle pagine dei giornali e dalla televisione non ci dica che questo sistema economico è arrivato al capolinea, che occorre ripensare nuove forme di rilancio dell'economia, partendo innanzitutto dall'innovazione tecnologica, dalla ricerca, dalla sostenibilità ambientale e oggi ci si propone quanto di più vecchio si possa fare.

In più occasioni si è tacciato di conservatore, di vetero, di sordo alle novità, chi si oppone a questa realizzazione. Ma oggi, dinanzi al decidere di tirare dritto con indifferenza, come se nulla fosse successo; dinanzi ad una scelta strettamente legata ad una visione di sviluppo economico in profonda crisi strutturale, Chi si dimostra legato alle politiche del passato e chiuso ai cambiamenti ed alle nuove sfide? il plastico del progettoIn altre parole chi è il vero conservatore?

La realizzazione del porto turistico e dell'idea progettuale nel suo complesso ci è stata presentata come una grande occasione di sviluppo. Dovremmo, oggi più che mai, riflettere su cosa si intende per sviluppo.

Oggi più che mai diventa urgente un "radicale mutamento, culturale e morale, prima che economico" oggi più che mai diventa urgente il passaggio da un'economia insensata, senz'altri fini che il profitto, ad un'economia ecologicamente equilibrata, al servizio della società.

Un'economia che, al criterio dello sfruttamento illimitato sostituisce quello dell'ottimizzazione delle risorse. In altre parole una economia della sobrietà.

Non è un caso che, tra la moltitudine di parole che in questi ultimi mesi sono state spese da econimisti, sociologi, politici, sempre più frequentemente vengano rievocate quelle, straordinariamente attuali che, in piena crisi petrolifera, Enrico Berlinguer pronunciò, nel 1977 al Convegno degli intellettuali, a Roma:

«una politica di austerità, di rigore, di guerra allo spreco è divenuta una necessità irrecusabile da parte di tutti ed è, al tempo stesso, la leva su cui premere per far avanzare la battaglia per trasformare la società nelle sue strutture e nelle sue idee di base.
L'austerità è il mezzo per contrastare alle radici e porre le basi del superamento di un sistema che è entrato in una crisi strutturale e di fondo, non congiunturale, di quel sistema i cui caratteri distintivi sono lo spreco e lo sperpero, l'esaltazione di particolarismi e dell'individualismo più sfrenati, del consumismo più dissennato. L'austerità significa rigore, efficienza, serietà, e significa giustizia; cioè il contrario di tutto ciò che abbiamo conosciuto e pagato finora, e che ci ha portato alla crisi gravissima i cui guasti si accumulano da anni e che oggi sì manifesta in Italia in tutta la sua drammatica portata.
Ecco perché diciamo che l'austerità è, si, una necessità, ma può essere anche un'occasione per rinnovare, per trasformare l'Italia
».

Ci piacerebbe che, quando pensiamo, quando parliamo di un rilancio economico, di un nuovo modello di sviluppo della nostra città, tenessimo a mente queste parole.

Milvia Pastorino
Capogruppo PRC Comune di Savona
Savona - 2 Dicembre 2008