Manca la capacità di definire bene gli obiettivi di un progetto

Insistiamo a riflettere sull'Amministrazione Comunale di Savona tornando a discutere di Piano Urbanistico Comunale

In questi giorni ci si sta avviando, a tappe forzate, verso la scadenza elettorale riguardante il rinnovo dell'Amministrazione Pprovinciale di Savona e di molti Comuni: si è così aperta una serrata discussione tra le diverse forze politiche, in materia di candidature ed alleanze. Una buona occasione, fin qui non colta appieno, per tornare a discutere di contenuti: non soltanto sul piano della stesura programmatica (laddove gli accordi possono essere trovati più facilmente), ma anche di bilancio delle cose concrete fin qui realizzate dalle diverse amministrazioni.

il Progetto BofillProviamo, quindi, a tornare a parlare dell'Amministrazione Comunale di Savona e del tasto più dolente che si tocca, quando si pensa al modo in cui è governata la Città: l'urbanistica. Partiamo da una considerazione di fondo: Savona è ancora, da molti anni priva di Piano Regolatore, che oggi è definito Piano Urbanistico Comunale (PUC), la cui discussione preliminare dovrebbe essere avviata in Consiglio nelle prossime settimane. Una lacuna grave, un segnale inequivocabile del cattivo governo della Città. È necessario, allora, che si sviluppi un movimento (riprendendo, magari, i temi delle assemblee pubbliche svoltesi nella Sala Evangelica, qualche mese prima della campagna elettorale del 2002) capace di reclamare una seria discussione su questo tema: una discussione che non risulti semplicemente di facciata, rifiutando il concetto di Piano Urbanistico Comunale quale mero assemblaggio di progetti già elaborati, scoordinati tra di loro e privi di una visione d'insieme della Città. Insomma: si tratta di riaprire una discussione ampia, approfondita, posta essenzialmente sul piano culturale prima ancora che attorno agli eventuali sbocchi deliberativi.

Cerchiamo, allora, di entrare nel merito. I moderni piani regolatori mettono ormai, quale priorità strategica, il recupero della Città esistente, rispetto ad ulteriori espansioni della parte libera. Però, a parte i dubbi sulla reale coerenza tra l'affermazione di principio e la concreta applicazione, resta la domanda fondamentale, che per Savona acquista una particolare valenza: il progetto di ripristino e valorizzazione di aree dismesse o degradate è davvero sempre conveniente? È indubbio che nelle città italiane sono sempre più numerosi i progetti di trasformazione che interessano parti già edificate o, comunque, utilizzate a scopi urbani: Savona non sfugge a questa regola. È evidente, altresì, che a Savona risultano prioritarie alcune questioni: la presenza crescente di aree interne alla Città che hanno esaurito la propria funzione storica, con connessi fenomeni di degrado ambientale e sociale e di declino produttivo (poiché si tratta prevalentemente di aree produttive dismesse); l'esigenza di spazi per la riorganizzazione funzionale e per il miglioramento estetico della Città; i vincoli da porre ad un ulteriore sviluppo urbano; l'esigenza di creare nuove opportunità di sviluppo produttivo.

Questo complesso insieme di questioni deve essere visto in una dimensione globale che, nel caso della nostra Città, non può essere certo rappresentata da strumenti quali il PRUSST, o altri piani che mi permetto di continuare a definire come "particolareggiati" (anche se oggi sono contrassegnati da diverse denominazioni, dal punto di vista tecnico). L'occasione della riqualificazione urbana dovrebbe, infatti, costituire, almeno nelle intenzioni, il momento buono per dotare la città di servizi, di infrastrutture, di aree verdi fruibili da tutti i settori della popolazione.

Gli interrogativi collegati, ad esempio, al progetto di intervento sulle aree portuali non mancano: si riuscirà, in questo caso emblematico, a ridare un volto più qualificato alle zone centrali (nelle quali permane, comunque, il problema del recupero dei contenitori storici, che rappresentano il vero punto di riferimento architettonico del centro ottocentesco e del centro storico. Anche in questo caso, ad esempio, sta riunendosi una commissione per valutare progetti di ristrutturazione dell'ex-Ospedale San Paolo. Al di là dei tempi biblici fin qui trascorsi, il tutto avviene, non ci stanchiamo di ripeterlo, al di fuori dal Piano Urbanistico Comunale e con la situazione complessiva già gravemente compromessa dal progetto di intervento sulle aree portuali).

il Progetto BofillLa riqualificazione del tessuto urbano deve riguardare anche le zone di collegamento con le periferie, inserendo poli di eccellenza anche sotto l'aspetto di insediamenti vivibili e non rappresentativi di isolamento e separatezza (Savona dispone, in questo senso, di un lampante esempio in negativo: quelle delle "Ammiraglie", mentre per la contigua zona degli Orti Folconi non paiono esistere ancora progetti praticabili). Questi sono i temi di maggior interesse, cercando di lavorare sul serio sul concetto di coerenza tra le affermazioni di principio e le applicazioni concrete.

Finora il dibattito sull'urbanistica a Savona si è incentrato soprattutto sui progetti, esaltandoli per il loro valore architettonico, senza mettere in dubbio l'utilità degli stessi. La riapertura del discorso sul Piano Urbanistico Comunale dovrebbe consentire all'intera comunità savonese di interrogarsi di fronte a queste supposte "grandi occasioni di trasformazione": quali sono i benefici collettivi ottenibili dalla realizzazione dei progetti, e quali, invece, saranno i costi da sostenere?

La via democratica della riapertura di un discorso di carattere culturale finalizzato al Piano Urbanistico Comunale dovrebbe consentire, a Savona, una valutazione seria, certamente di carattere urbanistico e ambientale, ma anche di tipo sociale ed economica, che dovrebbe sempre essere condotta in forma trasparente e pubblica, per consentire scelte consapevoli, fin qui sottratte al dibattito, sia in sede pubblica, sia in sede istituzionale. Una seria valutazione che può essere data soltanto a monte, seguendo un effettivo itinerario democratico nell'elaborazione del Piano Urbanistico Comunale che risulta essere l'unico strumento ancora in grado, nonostante i suoi limiti, di verificare la coerenza del progetto rispetto agli obiettivi generali di assetto e sviluppo della Città.

La constatazione di quanto sia arretrato lo stato di cose in atto, su questo argomento, a Savona (uno stato di cose in atto tutto incentrato sull'economicismo dell'ineluttabilità dell'uso dei finanziamenti pubblici: "bisogna far questo altrimenti perdiamo i soldi") è facilmente riscontrabile dal fatto che si sta andando, addirittura, nonostante l'assenza del Piano Urbanistico Comunale, alla stipula di "contratti di quartiere" che finirebbero con il distribuire, in queste condizioni, finanziamenti a pioggia rappresentando, alla fine, se attuati, pesanti ipoteche sull'intero assetto urbano, attorno al nodo decisivo del rapporto centro-periferia.

due immagini relative al progetto che ridisegnerà la vecchia darsena
da www. bofill.com
È fin qui mancata, nella nostra situazione specifica, la capacità di definire bene gli obiettivi del progetto prima di decidere la trasformazione di aree che rappresentano occasioni "uniche ed irripetibili" per il futuro della Città. Se vogliamo misurarci fino in fondo con questi temi riprendiamo, allora, il discorso (anche se appare, ormai del tutto consumato) sulle aree portuali. A fronte di un turismo "mordi e fuggi", che nulla garantisce nella prospettiva, come quello rappresentato dalle Crociere, avremo la costruzione di un nuovo quartiere ad alta densità e a prezzi elevati, aumentando il carico in termini di traffico (pensiamo al traffico portuale ed alla tratta Savona-Albisola) e di pressione sui servizi, senza offrire adeguati spazi pubblici e di rigenerazione ambientale, senza aumentare l'offerta di infrastrutture e di attrezzature in grado di aumentare l'efficienza e l'attrattività della Città, perché non risolve il già citato problema del recupero dei grandi contenitori storici e senza offrire risposte al crescente disagio abitativo.

In sostanza: Savona ha fin qui vissuto, su questo e su altri temi un deficit di dibattito culturale posto ad un livello tale da permettere scelte consapevoli e condivise (non scambiamo questo dato con i risultati elettorali, per favore!). Occorre muoversi perché, alla fine, il bilancio della necessaria trasformazione della Città risulti positivo, con la certezza che la riqualificazione urbana sia stata davvero conveniente: questa Amministrazione (come già la precedente di Centrodestra), fondata su istanze particolaristiche e di gruppo, non promette nulla di buono.

Franco Astengo
Savona - 2 Aprile 2004