Perché il referendum non poteva passare

Il lavoro deve essere affrontato con metodi di classe

Accolgo con piacere la proposta di un confronto. Come molti sanno, mi sono espresso, con altri compagni, contro l'indizione del referendum. Ovviamente, una volta che la decisione è stata presa, messe da parte le divergenze, abbiamo partecipato alla raccolta delle firme, ai comizi e alle votazioni.

Ritenevo, e ritengo tuttora, che un problema riguardante i lavoratori non debba essere deciso da una moltitudine eterogenea, comprendente commercianti e imprenditori, funzionari di polizia, suore e militari di carriera, ma che debba essere affrontato con metodi di classe, con scioperi, manifestazioni. Il referendum può essere utile nel caso di rivendicazioni interclassiste: nel caso del divorzio, ad esempio, tutte le classi sociali erano interessate alla difesa di un istituto che nessun paese moderno può ignorare.

Perché questo referendum non poteva passare? Perché, dice il marxismo, l'ideologia dominante è sempre quella della classe dominante, ed entra in crisi solo nei periodi di rottura rivoluzionaria. La borghesia ha mezzi a non finire, ha un'esperienza plurisecolare nell'uso della stampa, può avere al suo servizio i migliori intellettuali e demagoghi. I proletari hanno lunghi orari di lavoro, cui si aggiungono spesso ore passate sui mezzi di trasporto, non possono occuparsi di politica se non nei ritagli di tempo, i giornali che difendono la loro causa non hanno forti tirature. A ciò si aggiunge l'uso incontrastato della televisione da parte dell'avversario, la posizione della maggioranza del Centrosinistra, che non era contro il referendum per motivi di metodo, ma di merito, perché non vuole l'estensione dell'art 18 e difende gli imprenditori, fingendo di non vedere che molti sono "piccoli imprenditori" solo pro forma, in quanto sono settori "esternalizzati" di grandi industrie, oppure, se autonomi, possiedono macchine di grande valore. Tutti costoro vengono intenzionalmente confusi con l'artigiano che ha due lavoranti.

Il governo utilizzerà questa sconfitta dei lavoratori per realizzare il cosiddetto progetto Biagi, e avrà buon gioco a portarlo avanti, con la complicità della CISL e della UIL, nel periodo estivo, quando le fabbriche sono chiuse.

Finché ci si batte esclusivamente sul piano del "confronto di opinioni", la borghesia vince sempre. Il suo punto debole è il portafogli e, quando si blocca la produzione, è disposta a fare concessioni impensabili in altri frangenti. L'art 18 e la legge 300 furono il frutto dell'autunno caldo, non di consultazioni referendarie.

Michele Basso
Cairo Montenotte - 23 Giugno 2003