Chi ha paura del referendum sull'articolo 18?

Pubblica assemblea dei Giovani Comunisti

da sinistra Gianni Fresu, Claudio Parisella e Luciano DonderoManca ormai un mese alla data di svolgimento dei due referendum sociali: manca un mese per cogliere una grande occasione. «Forse l'unica occasione che abbiamo da qui al 2006 per dare un forte colpo politico e sociale al governo di Berlusconi e per raddrizzare la barra dei diritti dei lavoratori e la salute dei cittadini». Così Gianni Fresu, già Coordinatore Regionale dei Giovani Comunisti della Sardegna e membro dell'esecutivo nazionale, ora in forza alla Federazione di Pesaro-Urbino, si esprime nell'introdurre la tematica "Chi ha paura del referendum sull'art. 18?". Un'assemblea pubblica fortemente voluta dai GC di Savona e organizzata con dovizia, che ha visto la partecipazione di giovani e meno giovani e un ricco dibattito alla fine degli interventi dei relatori.

Dopo l'introduzione di Claudio Parisella, Coordinatore Federale dei giovani di Rifondazione Comunista, nella quale si è sottolineato abbondantemente come tutta una forma di deregolamentazioni del mercato del lavoro sia la base di una nuova offensiva padronale e delle destre (in questo contesto appoggiate anche dalla quasi totalità del centrosinistra...), è intervenuto Luciano Dondero del Direttivo camerale della CGIL di Savona. Analizzando le problematiche internazionali, dagli scenari di guerra alla permanenza di un forte movimento per la riscossa dei diritti operai (e quindi alla formazione di un nuovo movimento operaio), del lavoro in generale, Dondero ha richiamato l'attenzione di tutti su un punto fondamentale: la conoscenza pubblica del referendum. "Occorre trovare nuove forme di mobilitazione di massa per consentire che questi referendum siano conosciuti e, comunque, la concentrazione dell'informazione anche locale, delle tv locali per esempio, sia costretta a catalizzarsi su questi temi di cui stiamo dibattendo". Da ciò viene fuori una proposta curiosa, un poco da "girotondini", ma niente affatto inutile: un presidio davanti alla RAI TV di Genova, un "cordone" umano di protesta contro l'oscuramento massmediatico che non possa non portare le telecamere della terza rete Rai ad occuparsi almeno per qualche momento del referendum sull'articolo 18.

Ma chi ha paura, dunque, del referendum? Di certo, risponde Gianni Fresu, ne hanno paura Confindustria, Confcommercio, CISL e UIL che si sono prontamente schierati su posizioni contrarie, giungendo in alcuni casi al boicottaggio della consultazione referendaria. L'esigua bocca di Pezzotta ha più volte sibilato che la CISL farà di tutto per far fallire il referendum... chiamatelo se volete un sindacalista...

Fresu ricorda anche, dati alla mano, come sia palesemente falso quanto viene detto circa la penalizzazione delle piccole aziende se passasse il SI' il 15 e il 16 Giugno prossimi: la situazione che ci troviano davanti oggi è profondamente cambiata rispetto a quando venne steso lo Statuto dei Lavoratori (in termini giuridici si chiama "Legge 300"): oggi le piccole imprese, quelle che hanno un organico aziendale con meno di 15 lavoratori, sono preponderanti rispetto alle grandi imprese non solo come numero in sè, ma soprattutto come valore "per sè", ossia come incidenza produttiva nel contesto capitalistico italiano ed anche europeo. La produzione, quindi, di queste piccole aziende è dirimente per tracciare le nuove linee guida dell'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.

da sinistra Gianni Fresu, Claudio Parisella e Luciano DonderoGianni lo ripete ancora una volta: l'articolo 18 non impedisce al padrone di licenziare un suo dipendente. Impedisce solamente che questi venga licenziato senza una "giusta causa" e/o senza un "giustificato motivo". Vale a dire che il lavoratore non può essere scacciato dal suo posto di lavoro se rifiuta di fare lo straordinario, ma solo se contravviene al contratto che ha firmato: e qui si inserisce un elemento fondamentale che la lotta referendaria conduce con sè, ossia la difesa ultima della figura del contratto nazionale di lavoro. Ogni schieramento politico, di centrodestra e di centrosinistra, ha cercato in tutti i modi di uccidere a sangue freddo questo grande principio di forza della classe lavoratrice. Un contratto nazionale collettivo di lavoro rende una categoria di forza lavoro certamente più forte davanti alle pretese padronali: l'interesse del singolo non è slegato da quello degli altri, infatti.

La celebrazione barocca, ricca dei fronzoli della flessibilità e del precariato quali modelli e valori di un nuovo sviluppo economico e sociale, del contratto singolo di lavoro è il pugnale puntanto sul cuore dell'istituzione "contratto nazionale". Anche per questo è importante che il 15 e il 16 Giugno l'offensiva che abbiamo lanciato contro la destrutturazione dei diritti del lavoro, contro la cancellazione di importanti ed elementari princìpi di salvaguardia dei lavoratori, contro il governo delle destre e contro il sedentarismo interessato di CISL e UIL si riveli vincente. Non c'è dubbio, rispondono Fresu e Dondero, interrogati in merito dal pubblico, che la CGIL giochi un ruolo essenziale in questa battaglia e navighi in un mare pericoloso avendo scelto coraggiosamente di sganciarsi dal suo punto politico di riferimento: i DS.

Questo è anche merito di Rifondazione Comunista, dei Verdi e di tutte quelle forze che hanno raccolto le firme per il referendum e che ora si prodigano nella sua riuscita. In questo caso - afferma Fresu - Rifondazione Comunista ha svolto un ruolo di opposizione molto ricco, certamente più decisivo e risoluto di quanto il centrosinistra non si sia speso in questi ultimi anni contro il governo Berlusconi.

da sinistra Gianni Fresu, Claudio Parisella e
Luciano Dondero i relatori dell'iniziativa
foto di Marco Sferini
Ma non è tempo di troppe polemiche: bisogna catalizzare tutte le forze di base possibili, visto che i vertici dei DS ormai sono allo sbando e che Cofferati ha abbandonato al loro destino i lavoratori per seguire la via "maestra" della sua possibile e futura guida dell'Ulivo attraverso la scalata ai rami più alti della Quercia.

Per questo Rifondazione Comunista e i suoi giovani sono calati "globalmente" nell'affermazione dei due referendum: lo ha ripetuto più volte Gianni Fresu, lo ha anche sottolineato un intervento in sala di Mario Gaggero, segretario del PRC delle Albissole: possiamo battere Berlusconi e riaffermare un ruolo predominante della classe operaia, dei lavoratori tutti. Abbiamo una sola occasione fino al 2006: buttarla via sarebbe regalare al centrodestra il diritto di fare man bassa delle condizioni di vita di chi il pane se lo suda, di chi ancora non può sudarselo.

Marco Sferini
Savona - 17 Maggio 2003