La sfida più grande

La Corte Costituzionale dà il via libera alla consultazione referendaria sull'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori

Il referendum sull'articolo 18 è stato ammesso, insieme a quello sugli elettrodotti, alla consultazione popolare. Insomma sui diritti dei lavoratori decideranno i cittadini e non Berlusconi. Un referendum non fine a se stesso visto che contrasta l'azione dell'esecutivo sul suo stesso terreno, che si scontra apertamente con "Il Patto per l'Italia", che rivendica maggiori certezze e maggiori sicurezze a fronte della tanto declamata "flessibilità".

La soddisfazione per il raggiungimento dell'obbiettivo che il nostro partito si era preposto è in parte rovinata dalla bocciatura dei quesiti referendari sulla sicurezza alimentare, sulla rappresentanza sindacale per le piccole aziende (articolo 35), sull'incenerimento dei rifiuti e soprattutto sul finanziamento alle scuole private.

Nonostante la contraddittorietà della sentenza, l'ingresso nella vita politica nazionale dei referendum, con particolare riferimento a quello sull'articolo 18, restituisce al lavoro la sua giusta centralità. Il quesito sull'ampliamento dei diritti lavorativi anche alle aziende sotto i 15 dipendenti consente una vera e propria "battaglia di civiltà" così come l'ha definita il Segretario Nazionale Fausto Bertinotti, una battaglia che può rappresentare una prima inversione di marcia rispetto alle politiche liberiste attuate fino a questo momento.

In pochi avevano scommesso che i quesiti proposti da Rifondazione Comunista, Verdi, Socialismo 2000, COBAS, FIOM-CGIL, RDB insieme ad altre sigle sindacali ed associazioni potessero arrivare ai cittadini ed invece la Corte Costituzionale ha approvato due referendum: il primo si riferisce alla "Reintegrazione dei lavoratori illegittimamente licenziati", il secondo alla "Servitù coattiva di elettrodotto" ovvero l'abrogazione dell'obbligo per il proprietario di un fondo di rendere attraversabile il proprio terreno da un elettrodotto. Concretamente l'abrogazione consente ai proprietari di rifiutarsi dal far passare i cavi dell'alta tensione e di far installare i tralicci sui loro terreni.

Ma il grosso della "partita" si gioca sul quesito relativo all'allargamento dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, come si capisce dalle prime dichiarazioni. L'articolo 18 è sempre stato considerato dai sindacati una questione di dignità. Gli stessi sindacati che oggi si dividono. Da una parte i sindacati di base, i COBAS, la FIOM che hanno promosso insieme al PRC i referendum, dall'altra le tre maggiori organizzazioni sindacali italiane che, con qualche distinguo, rifiutano e osteggiano la consultazione. Reazioni soprattutto per quanto riguarda la CGIL un po' inaspettate visto che la più grande organizzazione italiana aveva lanciato la campagna "Tu togli, io firmo" per una proposta di legge con obbiettivi non dissimili da quelli contenuti nel referendum.

Tutt'altro che impreviste sono, invece, a nostro parere le posizioni e le dichiarazioni di gran parte del Centrosinistra. Fassino, ricevendo i complimenti di Berlusconi, grida alla "iattura"; quelli che si autodefinivano "la sinistra del Centrosinistra" propongono una legge "al ribasso" per evitare la consultazione, la Margherita per bocca di Francesco Rutelli si appiattisce sulle posizioni del Centrodestra sottolineando un volta di più la sottile differenza esistente tra i due principali schieramenti politici italiani. Una cosa è certa: stanno perdendo l'ultima possibilità per dire qualcosa di sinistra.

Ora l'impegno di Rifondazione Comunista è quello di promuovere e costruire, insieme ad altre forze politiche e sindacali, i Comitati per il Sì per far conoscere le ragioni dei referendum, le ragioni dei diritti lavoro. Insomma come dicevamo prima una vera e propria "battaglia di civiltà".

la redazione del sito
Savona - 19 Gennaio 2003