Capire le Elezioni Europee

Allargamento dell'Unione, politiche di coesione, ruolo delle regioni e degli Enti Locali

Le Elezioni Europee del 12 e 13 Giugno si svolgeranno allorché, dal 1 Maggio, dieci nuovi paesi saranno entrati nella Comunità, tutti con un reddito per abitante di gran lungo inferiore a quello della media dei cittadini dei quindici Stati membri attuali. L'allargamento pone diversi problemi, legati soprattutto al riparto e all'assegnazione delle risorse on favore delle Regioni, vecchie e nuove, che si trovano in forte ritardo di sviluppo.

Il percorso era iniziato nel 1990 nel tappe fondamentali sono state i Criteri di Copenaghen (1993), la strategia di preadesione (Consiglio Europeo di Essen 1994), Agenda 2000 (1997), I Partenariati di adesione (1998), la Conferenza Europea (1998), il Trattato di Nizza (2000) ed il Trattato di Adesione (2003). Quest'ultimo firmato ad Atene il 16 Aprile dell'anno scorso, ha sancito di fatto l'ingresso nell'Unione dei dieci candidati.

La filosofia che, negli anni, ha sostenuto l'allargamento è stata quella di costruire una Comunità in grado di assicurare il benessere socio economico dei propri cittadini, superando le storiche divisioni del Vecchio Continente. Le decisioni politiche sono state sempre accompagnate dai programmi economici, perché l'esigenza fondamentale era quella di avvicinare i candidati all'adesione agli standard di vita dei Quindici. Dai programmi Phare, Ispa e Safard destinati ai Paesi dell'Est, al Meda per Malta e Cipro, oltre ai prestiti concessi dalla Banca Europea degli investimenti, sono stati diversi gli strumenti finanziari predisposti a questi fine.

Le intenzioni della Commissione Europea sono di aumentare la percentuale del PIL Comunitario da destinare alle politiche di coesione. Le prospettive finanziarie della prossima programmazione ipotizzano un livello di spesa pari all'1,22% del reddito nazionale lordo dell'Unione e impegni, per il 2013, per circa 160 miliardi. Le priorità ed il piano di bilancio UE per il prossimo periodo di programmazione sono contenuti nella comunicazione della Commissione europea n.101/2004: "Costruire il nostro avvenire comune: sfide e mezzi finanziari dell'Unione allargata 2007 - 2013".

Il nuovo orientamento per le prospettive finanziarie si basa su alcune priorità politiche: sviluppo sostenibile e competitività; coesione per la crescita e occupazione; conservazione e gestione delle risorse naturali; cittadinanza, libertà, sicurezza, giustizia; aspetti legati alla posizione dell'Unione Europea nel mondo. La premessa è che l'Europa deve adoperarsi per attuare una crescita maggiore e per realizzare nuovi e migliori posti di lavoro, mentre alla cittadinanza europea è riservato il compito di garantire diritti e dover concreti, in particolare libertà, giustizia e sicurezza. La Commissione ha individuato tre obiettivi imprescindibili per le prospettive finanziarie: lo sviluppo sostenibile, gli interessi dei cittadini e il rafforzamento del ruolo dell'Unione come partner mondiale. Va da sé che il mercato interno dovrà essere completato per svolgere appieno il suo ruolo, che è quello di raggiungere l'obiettivo, più ampio possibile, dello sviluppo sostenibile, mobilitando la politica economica, sociale ed ambientale.

In questo quadro rientrano anche la competitività, la coesione e la protezione delle risorse naturali. Il concetto politico di cittadinanza europea, invece, deve basarsi sul completamento di uno spazio di libertà, di giustizia e di sicurezza, nonché sull'accesso ai beni pubblici fondamentali. L'Europa deve presentarsi in un ruolo coerente di partner globale, ispirandosi ai suoi valori di fondo per affrontare le responsabilità regionali, per promuovere lo sviluppo sostenibile e per contribuire alla sicurezza civile e strategica.

L'Agenda di Lisbona 2000, integrata dal Consiglio Europeo di Goteborg del 2001, pur riconoscendo che l'obiettivo del mercato interno costituisce la base per la crescita, evidenziava che l'aumento della prosperità dei cittadini comunitari impone la trasformazione dell'Unione in un'economia dinamica, basata sulla conoscenza, con una crescita economica sostenibile ed una maggiore coesione sociale. Rafforzare e realizzare l'agenda di Lisbona, quindi, significa affrontare gli aspetti della competitività e della coesione.

La strategia della Commissione per accrescere la prosperità dei cittadini europei, in modo sostenibile, prevede: di trasformare l'Unione in un'economia dinamica, fondata sulla conoscenza e orientata alla crescita; di ricercare una maggiore coesione nel contesto dell'Unione allargata; di accrescere la competitività dell'agricoltura, rafforzare lo sviluppo rurale, assicurare uno sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche e la qualità dell'ambiente. Ricerca e società dell'informazione sono ritenute essenziali dalla Commissione per ridurre il divario in materia di crescita della produttività. Sono ipotizzati investimenti per 50 miliardi in favore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nei servizi pubblici.

Gli sforzi per interconnettere l'Europa attraverso le reti transeuropee proseguiranno, come è anche intenzione della Commissione migliorare la qualità dell'istruzione e della formazione nell'Unione, attraverso: la partecipazione di tre milioni di studenti universitari ai programmi di mobilità entro il 2010; il coinvolgimento in azioni di mobilità, ogni anno, di 150mila tirocinanti in formazione (entro il 2013); il coinvolgimento del 10% della popolazione scolastica comunitaria (allievi e docenti), in azioni di mobilità durante l'intero periodo di programmazione; la partecipazione di 50mila adulti ad azioni di mobilità nel campo dell'apprendimento permanente, entro il 2013. Al punto 2, sezione A, del documento sulle prospettive finanziarie, la Commissione invita a un maggiore coesione per la crescita e l'occupazione.

In questo senso i fattori chiave del successo della politica di coesione sono da rafforzare, per migliorare la resa economica dei futuri Stati membri e delle Regioni svantaggiate: concentrazione delle risorse sugli investimenti; rispetto delle regole del mercato unico; creazione di posti di lavoro nelle nuove attività; contributo al partenariato e alla buona governance; effetto leva e sostegno alle altre politiche dell'Unione. Non è mai facile far coincidere le risorse con gli obiettivi. La nuova ipotesi di bilancio UE prevede un incremento del 32% degli stanziamenti, in favore delle politiche di coesione. Sotto l'aspetto finanziario, la Commissione ha ipotizzato un livello di spesa, come già riportato, pari all'1,22% del reddito nazionale lordo dell'Unione, e di pagamento nell'ordine dell'1,14% del Rnl, con un massimale di risorse proprie dell'1,24%.

Il raggiungimento degli obiettivi prefissati dovrebbe essere assicurato attraverso l'efficacia degli strumenti e un sistema appropriato di governance economica. A questo fine di principi da seguire sono: concentrare le risorse comunitarie su poche, importanti, iniziative, da realizzare attraverso una maggiore trasparenza finanziaria, la possibilità di migliorare la qualità e l'efficacia della spesa, nonché quella di valutare meglio il valore aggiunto comunitario; coerenza tra i diversi obiettivi e gli strumenti strategici; partenariato con tutti gli attori interessati e, soprattutto, tra l'Unione e gli stati membri interessati.

In sostanza i pilastri sui quali costruire una efficace politiche di coesione, da parte dell'Unione, possono essere così riassunti: sussidiarietà, cioè separazione netta delle responsabilità tra i diversi livelli di governo; addizionalità, come attuazione e verifica rigorosa del principio per gli interventi a favore delle Regioni in ritardo; efficacia, quale legame più stretto tra risorse e risultati, utilizzando gli indicatori specifici; proporzionalità tra il controllo e la dimensione finanziaria degli interventi; valutazione dei risultati raggiunti, nel periodo della programmazione precedente; attenzione maggiore allo sviluppo delle capacità delle istituzioni regionali.

In questo quadro gli Enti Locali vogliono contare di più. Comuni e Province hanno, così, evidenziato il proprio ruolo strategico nelle politiche di sviluppo, puntando soprattutto a superare le debolezze strutturali del sistema. Se è vero che la responsabilità complessiva dei programmi ricade sui livelli di governo regionale non va, insomma, sottostimata l'importanza dei soggetti chiamati ad attuarli.

Il documento "La politica di coesione dell'Unione Europea dopo il 2006" esprime il punto di vista del sistema degli Enti Locali, sul futuro della politica regionale. Il documento, oltre ad offrire il proprio contributo politico-istituzionale al dibattito in corso sulle nuove linee direttrici della politica di coesione, affronta anche i punti essenziali degli aspetti tecnici e di gestione dei Fondi strutturali: la quota di risorse per le azioni strutturali; l'ammissibilità al sostegno dell'Obiettivo 1; la questione dell'effetto statistico; il problema dell'insularità.

Il documento si occupa in primo luogo degli aspetti istituzionali legati alla dimensione locale nella politica regionale di sviluppo, per poi soffermarsi sul valore aggiunto del partenariato istituzionale, sul riconoscimento nel Trattato della dimensione locale e sul ruolo delle Città, nonché sull'unicità del principio di sussidiarietà. L'apporto degli Enti Locali al Comitato delle Regioni, il carattere comunitario della politica di coesione, il nuovo ruolo della Commissione Europea e la programmazione pluriennale della politica di coesione, sono altri argomenti trattati dal documento.

Quanto alle questioni di merito, si affrontano i temi legati ai tre Obiettivi, alla semplificazione dei fondi, all'iniziativa urbana vista come strumento al servizio delle Città, alla cooperazione tra e gli Enti Locali e, infine, ai contratti tripartiti. I rappresentanti del sistema degli Enti Locali italiano tengono ad evidenziare il proprio ruolo strategico nelle politiche di sviluppo regionale, in particolare ai fini del superamento delle debolezze strutturali.

È vero, infatti, che la dimensione ottimale per definire una strategia di sviluppo territoriale coincide, in molti casi, con l'ambito regionale. È altrettanto vero, però, secondo il documento degli Enti Locali, tener presente che i risultati dello sviluppo territoriale si giocano sulla qualità dei progetti messi in campo e sulla capacità organizzativo - gestionale non solo dei livelli di governo su cui ricade la responsabilità complessiva dei programmi, ma anche degli Enti deputati alla realizzazione dei relativi interventi.

Gli Enti Locali italiani, quindi, ritengono che occorra rafforzare la dimensione locale della politica regionale di sviluppo, quale elemento chiave della riuscita delle strategie politiche stesse. È rimarcato il valore aggiunto comunitario per la politica di coesione, legato al rafforzamento del partenariato tra i soggetti istituzionali, da attuarsi nel rispetto delle competenze programmatorie e della definizione delle strategie proprie dei livelli regionali e nazionali.

La valorizzazione del partenariato istituzionale, infatti, ha il duplice effetto di aumentare il grado di responsabilità degli Enti Locali nella qualità e nell'accelerazione della spesa, sia di favorire il nuovo processo di governance, decentrando le decisioni e le responsabilità ai livelli istituzionali più prossimi al cittadino. Il terzo punto del documento considera molto importante che le politiche di coesione facciano un preciso riferimento alla dimensione locale e al ruolo delle Città per il raggiungimento degli obiettivi della politica di sviluppo, accanto a quello specifico delle Regioni, intese come livello responsabile della strategia e della gestione del finanziamento.

Gli Enti Locali italiani, poi, chiedono il rafforzamento del principio di sussidiarietà, da attuare opportunamente nella riforma istituzionale dell'Unione: interpretazione estesa del principio e inclusione di tutti i livelli di governo. Il documento degli Enti Locali sottolinea il ruolo strategico del Comitato delle Regioni nel rappresentare alle istituzioni comunitarie le proprie istanze e le attese per il prossimo "Rapporto di prospettiva sulla governance e semplificazione dei fondi strutturali dopo il 2006", che sarà adottato il prossimo luglio.

La politica di coesione deve conservare caratteristiche comunitarie: la sua efficacia è indiscutibile per dare un valore aggiunto rispetto alle singole politiche nazionali, in termini di riequilibrio delle aree deboli, nonché per promuovere la solidarietà tra le Regioni di paesi diversi e favorire una convergenza delle politiche nazionali verso strategie ed obiettivi condivisi. Ancora riguardo gli aspetti politico-istituzionali affrontati gli Enti Locali ritengono , infine, che il ruolo della Commissione Europea debba orientarsi più verso un sostegno all'attuazione del metodo comunitario e all'elaborazione delle strategie e incentrarsi meno sull'attività di controllo.

Franco Astengo
Savona - 12 Aprile 2004