Rifonda la provincia

Il programma di Rifondazione Comunista

Le ragioni della scelta elettorale

Le elezioni per il rinnovo dell'Amministrazione provinciale di Savona si svolgono in uno scenario politico estremamente pesante che vede l'affermazione forzata del bipartitismo in nome della semplificazione politica italiana e locale.

Questa impostazione ha generato un sistema che ha cancellato la rappresentatività delle cosiddette forze antagoniste che sono state estromesse dallo scenario politico nazionale. Ciò risulta particolarmente grave non tanto per le forze della sinistra; ma perché estromette di fatto la rappresentanza di vasti strati di popolazione portatori di istanze di intervento alternative alla supremazia dell'economia e delle leggi del mercato nella politica.

Il corso politico che si sta sempre più chiaramente determinando è quello di una profonda divergenza politico-strategica tra le forze dell'attuale centrosinistra e la sinistra nella quale si colloca il PRC.

Tale divergenza si è ulteriormente delineata con la posizione assunta da PD e IDV riguardo legge elettorale europea e lo sbarramento introdotto.

È del tutto evidente, non solo a noi, che siamo ben lontani dallo scenario politico-strategico del 2004 al quale, anche localmente, si ci è richiamati per realizzare l'alleanza amministrativa che nel giugno 2004 ottenne la fiducia dei cittadini e ha governato la Provincia sino al suo commissariamento dovuto all'insostenibilità politica di alcune scelte operate dal suo presidente e da parte della stessa maggioranza.

L'analisi politica corretta della realtà attuale e delle variate condizioni politico-amministrative impone quindi un ragionamento corretto che non può prescindere dalla presa di coscienza del mutato scenario politico generale.

L'ipotesi di un accordo programmatico con l'attuale centrosinistra risulta insostenibile sia dal punto di vista programmatico-strategico che di opportunità.

Constata tale incompatibilità, ribadita e affermata peraltro dagli stessi esponenti locali del PD, la Federazione di Savona, in un percorso avviato nel luglio 2008, ha ostinatamente cercato un rapporto politico-programmatico con le altre forze della sinistra al fine di concretizzare un processo di aggregazione su programmi e strategie che potesse sfociare nella presentazione di un candidato alla presidenza della provincia sostenuto da più liste della sinistra. Ipotesi naufragata sia sulla scelta del candidato Presidente, sia sul rapporto da tenere con lo stesso Partito Democratico.

La distanza tra il modello di sviluppo e di società tratteggiate nel presente programma e gli obiettivi politico-strategici e amministrativi del centrosinistra locale è testimoniato da posizioni e prospettive più volte assunte dal PRC provinciale riguardo le tematiche in campo urbanistico, di prospettive infrastrutturali e di insediamenti produttivi che hanno marcato posizioni inconciliabili. Il caso Margonara, piattaforma Maersk, Aurelia Bis sono solo alcuni esempi.

La posizione politico-amministrativa del PRC è quindi stata imperniata sulla composizione di una lista che si è aperta alle istanze della società civile e diffusa, che ha condiviso e lavorato su queste linee programmatiche.

Sui 24 collegi in cui è divisa la Provincia di Savona, ben 11 sono coperti da indipendenti che hanno aderito al nostro progetto. Rifondazione quindi non si presenta da sola alla scadenza elettorale; al contrario essa si pone come unica forza in grado di realizzare un processo di partecipazione e di condivisione di un percorso politico-amministrativo rivolto a tutti coloro i quali ritengono necessaria una svolta strategica nelle scelte e nelle prospettive di sviluppo in senso alternativo e democratico.

Il nostro è un progetto ambizioso, che prende le mosse oggi, e che ha un obiettivo di più largo respiro, che travalica la scadenza elettorale stessa, sia essa provinciale che europea.

Un progetto aperto e in divenire che ha bisogno di tutti coloro i quali sentono oggi il peso ed il rischio di una deriva autoritaria e oscurantista della società italiana. Obiettivo primario del progetto è la sconfitta della destra di governo, che ha saputo trarre vantaggio e forza dal processo di involuzione e deriva centrista di cui il PD si è fatto promotore.

La risposta politica ad una destra arrogante, non può essere ricercata nella formazione di un insieme di forze nel nome del meno peggio e nella realizzazione del liberismo temperato. La sconfitta della destra si ottiene con programmi ed idee alternative, in grado di offrire un'alternativa vera e credibile alla deriva socio-culturale in atto. Offrendo risposte di strategia e di intervento alla domanda di sicurezza sociale oggi sempre più evidente.

Non disconoscendo nulla del percorso politico-amministrativo che ha accompagnato l'agire del PRC provinciale, riteniamo indispensabile oggi iniziare un progetto nuovo e difficile finalizzato alla ricostruzione di una forza di sinistra realmente alternativa ai modelli socio-culturali e politici odierni. Una forza che rimetta al centro del suo agire politico-programmatico i bisogni, le istanze ed i progetti degli esclusi, dei marginali, che stanno diventando sempre più numerosi e dimenticati nello scenario politico e sociale italiano.

Questo progetto è stato riassunto nello slogan "Rifonda la provincia".

Partendo dalle necessità oggettive della nostra provincia abbiamo elaborato un programma che unisce innovazione, modernità e prospettive territoriali alla convinzione che tutte le risorse, sia naturali che monetarie, non sono illimitate. Da questo ragionamento discendono le proposte, contenute nel programma, che invertono l'ormai consolidata tendenza allo "sviluppismo" che produce, ed ha prodotto, sperpero di risorse ambientali e di denaro.

I temi affrontati nelle linee programmatiche descrivono come, e in quale direzione, rilanciare la competitività dei territori e quali siano gli strumenti necessari a renderla attuabile.

L'antico detto popolare "tra il dire e il fare, c'è di mezzo il mare" calza in modo perfetto nell'attuale situazione politica, anche in ottica provinciale. C'è chi si accontenta di dire cose di sinistra, poiché ha scelto di farlo, e invece c'è chi le cose di sinistra non si accontenta più di dirle soltanto; e per questo si candida in modo autonomo a farle.

Questa è la differenza sostanziale tra noi e le altre forze di sinistra che hanno scelto di appoggiare il PD in modo organico. La scelta strategica di Rifondazione Comunista sta tutta in questo semplicissimo ragionamento. Cioè la presa d'atto che non è più il tempo del dire; ma è già tragicamente passato il momento del fare cose di sinistra.

Progetti di vivibilità, rilancio socio-culturale ed economico, che traguardino orizzonti diversi dallo svliuppismo fine a se stesso. Che sappiano guardare ai giovani, al territorio, alla partecipazione. Di queste cose necessita il paese, la Provincia.

Per questo ci candidiamo a rifondare la provincia.

Crisi e sostenibilità, la risposta arriva dai territori

La crisi mondiale in atto pare delineare un brusco cambiamento anche nell'assetto economico produttivo mondiale, nazionale, regionale e provinciale. Il tessuto delle piccole e medie imprese, sembra essere il vero protagonista del modello produttivo italiano, capace di costituire una risposta alla crisi economica in alternativa alla grande impresa, ormai in declino.

La caratterizzazione di un paese diviso tra grandi aree manifatturiere e piccoli distretti, pare sia sempre più diluita e sempre più si sta delineando un tessuto economico come quello descritto da Aldo Bonomi, che in un'intervista su Affari & Finanza, lo spiega così: "un sistema economico e sociale basato su piattaforme territoriali produttive, logistiche, che tengono insieme piccole e medie aziende e nuove imprese leader o grandi imprese preesistenti che ne costituiscono l'ossatura". Il tema da affrontare è allora come e in quale direzione rilanciare la competitività dei territori e quali siano gli strumenti necessari a renderla attuabile.

Il tema diventa centrale nei programmi elettorali che delineano una strategia di sviluppo e di intervento territoriale.

Questo dibattito purtroppo non traspare né dall'agenda politica nazionale, né tanto meno in quella territoriale, dove si è soliti ritrovare obiettivi e orizzonti che poco hanno a che fare con politiche che potrebbero, invece, rivelarsi utili su tutta la scala. Il dibattito sulle infrastrutture e sulle opere pubbliche punta a grandi e costosi interventi, di dubbia utilità per il territorio e per il comparto economico che dovrebbero sostenere.

Il paese frana e per questo motivo si è costretti a chiudere strade, nonostante ciò, il premier impegnato nell'inaugurazione del "passante di Mestre" dichiara che il prossimo progetto che sarà avviato è il ponte sullo stretto di Messina. La nostra proposta, invece, contiene un piano straordinario di opere piccole e medie immediatamente cantierabili, per avviare interventi sulla base di progetti concreti e della disponibilità economica.

Questo discorso si lega direttamente alla mobilità connessa ai territori e alla mancanza di una mobilità alternativa, a quella basata sull'auto propria e sulla gomma. Spesso ci troviamo di fronte ad accordi trasversali (sia in termini geografici che politici) su opere autostradali e mai su quelle ferroviarie.

Il paese è in grave deficit sui servizi essenziali: l'acqua, la gestione dei rifiuti, il trasporto pubblico. Gli interventi che potrebbero rivelarsi utili a fornire efficienza del servizio a fianco dell'economicità di gestione stentano a realizzarsi. Le norme sono in continuo divenire o non divengono affatto, i percorsi spontanei che nascono dal territorio spesso vengono contrastati, soprattutto se contrappongono alle grandi opere interventi meno costosi ma più funzionale. Le risorse economiche subiscono continui tagli e sono indirizzate al mantenimento di monopoli e rendite di posizione più che a stimolare percorsi virtuosi di cambiamento. I risultati di tale politica si concretizzano in costi elevati per le comunità locali e danni economici per l'intero paese.

La nostra proposta politico-amministrativa è proprio "un sistema economico e sociale basato su piattaforme territoriali produttive, logistiche, innovative e tecnologiche che tengano insieme piccole e medie aziende, e ciò che rimane delle grandi imprese preesistenti".

Per realizzarla occorre ripensare il territorio provinciale secondo uno schema di poli specialistici interconnessi ad un sistema infrastrutturale moderno e funzionale basato su connessioni alternative alla gomma. Poli specialistici nelle energie rinnovabili e nel fotovoltaico, nei materiali edili e coibentativi. Centri di ricerca su nano tecnologie, bio ingegneria, chimica farmaceutica e cosmetica. Poli Logistici e di prima trasformazione delle merci. Occorre incentivare progetti di innovazione funzionali al recupero occupazionale, al miglioramento ambientale, alla riduzione di spesa. Valorizzare la produzione autoctona di prodotti agro alimentari, zootecnici e forestali a filiera corta (chilometri zero). Occorre prevedere una corposa manutenzione degli edifici pubblici e dell'illuminazione pubblica collegata alla produzione di energia termica ed elettrica da fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico). Occorre iniziare un percorso di metanizzazione del parco vetture urbane di ACTS e SAR. Occorre potenziare il turismo enogastronomico mediante la valorizzazione dei parchi naturali uniti in un percorso senza discontinuità tra costa ed entroterra.

Il nostro è un progetto finalizzato ad offrire ai giovani un futuro diverso. Un progetto aperto a imprenditori, operatori culturali, scuola, università che vogliano partecipare a disegnare un futuro provinciale che mira all'evoluzione socio-culturale della Provincia.

Il ruolo degli Enti Locali nella crisi globale in atto

La crisi economica e occupazionale in atto necessita di risposte strutturali al fine di concretizzare una linea di interventi in grado di mutare e sovvertire gli schemi e le ricette neoliberiste già ampliamente collaudate.

L'Esecutivo in carica e il suo Ministro dell'Economia non hanno nella loro agenda misure di innovazione e strategie in grado di porre le basi per un grande progetto che, partendo dall'attuale emergenza economica e sociale, sappia intraprendere obiettivi di largo respiro e di innovazione che possano traguardare la riduzione di spesa, la salvaguardia ambientale, l'innovazione tecnologica, ponendo le basi di una ripresa occupazionale soprattutto per le giovani generazioni.

Le ricette e le cure proposte sono sempre le stesse:

Tutto ciò in funzione di una ripresa economica e dei consumi che dovrebbe prospettarsi a fine 2009, ma che lascia in ginocchio la maggior parte dei lavoratori e della popolazione attiva di questo paese.

Contrariamente a questa ricetta ormai obsoleta e già collaudata, noi riteniamo invece che un ruolo attivo e importante potrebbe essere affidato agli Enti Locali nella gestione di interventi strategici nel campo del risparmio energetico veicolando una ripresa economica e uno sviluppo importante della ricerca in settori ad elevato contenuto tecnologico.

Le cose da fare sono alquanto semplici:

Queste semplici azioni produrrebbero immediatamente i seguenti benefici:

Gli esempi e le esperienze che giungono dal Regno Unito sono indicative di un di un interessante contributo, in termini di energia generata e di un abbattimento significativo dei gas serra, proveniente dal microeolico con potenza fino a 1,5 kW e, in misura ancora superiore, dal minieolico di bassa potenza, da 1,5 a 10 kW.

Il Piano Territoriale di Coordinamento

Il PTC dovrà saper declinare le linee guida di un nuovo modello di intervento che, partendo dalla crisi globale mondiale, sappia traguardare interventi innovativi e di sviluppo in discontinuità profonda con quanto programmato sino ad oggi.

Ai grandi interventi e alle grandi opere viarie basate sul trasporto su gomma si devono sostituire interventi razionali e realizzabili in termini di ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture viarie esistenti.

In questa ottica il nostro obiettivo è di sostituire gli stanziamenti necessari al progetto Albenga-Millesimo-Predosa e Aurelia Bis con interventi di ammodernamento ferroviario nel tratto Savona-San Giuseppe-Ceva-Alessandria e nel tratto costiero.

Proprio in alternativa all'Aurelia Bis, oltre alle soluzioni già previste nel PTC vigente a partire dal declassamento dell'autostrada, ci sembra interessante la proposta di costruire un nuovo casello autostradale tra Savona ed Albisola Marina. Il progetto, già salutato positivamente da diversi comuni, va valutato attentamente, ma comporterebbe minori costi per la collettività, eliminerebbe il traffico in uscita dall'attuale casello autostradale diretto verso il capoluogo e andrebbe a risolvere, almeno in parte, i problemi di congestione albisolesi e savonesi.

Il nuovo PTC si baserà quindi sulla necessità di costruire una nuova programmazione territoriale, in termini di disponibilità di aree e di soluzioni.

Occorre allargare e mutare l'insieme delle relazioni territoriali: dallo schiacciamento sull'asse centrale genovese o sulla cosiddetta "area centrale ligure" e passare ad un ruolo di snodo importante per l'intero arco del Mediterraneo, in modo da privilegiare, da un lato le relazioni orizzontali con il ponente ligure e con le regioni meridionali francesi e, dall'altro, quelle in senso verticale con il Piemonte.

Il sistema dei trasporti sarà parte fondante del PTC anche alla luce delle novità rispetto al cosiddetto "corridoio 24" e rispetto ai nuovi collegamenti tra mare e Nord Europa che, secondo alcune recenti ipotesi, si svilupperebbero sul tracciato Barcellona-Marsiglia, per poi deviare a Nord, fino al nuovo traforo alpino di Loetschberg che collega il canton Vallese a quello di Berna.

Questa ipotesi decreterebbe la fine del progetto logistico ligure e la realizzazione delle famose autostrade del mare sancendo ed accettando la completa mancanza di collegamenti diretti del ponente Ligure (Savona, Vado) con Torino ed il Nord Europa.

Il PTC dovrà chiarire e prospettare soluzioni infrastrutturali per i grandi insediamenti previsti proprio in queste zone. Piattaforma Maersk in testa.

Risulta basilare avere certezze riguardo gli sbocci occupazionali che potrà offrire la piattaforma di Vado. La mancanza di strategia nelle infrastrutture alternative alla gomma nel ponente ligure finirà ancora una volta per penalizzare sia il ponente stesso sia la bassa Valbormida e abortirà definitivamente il potenziale sbocco logistico e di retroportualità di vaste aree della Valbormida legata al potenziamento del porto di Savona-Vado.

I poderosi finanziamenti necessari alla realizzazione del terzo valico genovese, dovranno essere dirottati sull'ammodernamento delle linee ferroviarie esistenti del ponente, rimediando così ad una struttura ferroviaria ferma al 1900 e offrendo parallelamente una potenzialità e uno sbocco immediatamente realizzabile.

Altro tema importante che dovrà affrontare il PTC sarà quello della programmazione territoriale delle aree a destinazione produttiva.

È del tutto evidente che la disponibilità di aree a destinazione produttiva è di gran lunga superiore alle possibilità di insediamento. Il fenomeno della delocalizzazione produttiva e la conseguente migrazione di poli produttivi al fine di liberare aree costiere a favore di insediamenti residenziali è all'ordine del giorno. I casi Testa - Piaggio - Vaselle ex Pira - Fac sono gli ultimi esempi di un processo iniziato ormai da anni.

Risulta strategico pensare ad aree produttive che si rapportino alle infrastrutture viarie in modo adeguato e che non necessitino di ulteriori opere viarie per renderle fruibili e compatibili alla loro destinazione.

Questa politica dovrà privilegiare le aree dismesse, garantire le eventuali bonifiche e porre vincoli forti alla destinazione d'uso di tali aree al fine di disincentivare operazioni speculative che non garantiscano né occupazione né qualità di produzione.

La pianificazione e la gestione integrata degli interventi di difesa della costa deve evitare la proliferazione di porti ed approdi turistici i cui progetti, comunque, vanno sottoposti a rigorose Valutazioni di Impatto Ambientale.

Il metodo di governo

Sarà necessario adottare strumenti e procedure decisionali valide ed efficaci che, valorizzando il tessuto dell'associazionismo, permettano un avvicinamento alla società civile al fine di recepirne le proposte, suggerimenti, istanze.

Su questi temi è possibile rilanciare un ruolo attivo della Provincia anche attraverso un ufficio di coordinamento della partecipazione quale osservatorio delle esperienze sul territorio che costituisca un supporto di carattere informativo e formativo favorendo l'accesso ai finanziamenti europei disponibili.

La partecipazione richiede inoltre capacità di semplificazione dei rapporti tra i cittadini e l'ente pubblico, trasparenza delle procedure amministrative, libero accesso alle informazioni. Tutti elementi che la telematica può aiutare a perseguire contribuendo alla realizzazione di un modello di Pubblica Amministrazione aperta e partecipata. Il potenziamento dell'infrastruttura telematica provinciale può supportare i comuni più piccoli ad offrire un migliore servizio ai cittadini ed aiutare a colmare la distanza centro-periferia favorendo un decentramento dei servizi capace di avvicinare i cittadini all'istituzione e di valorizzare i territori.

Si ritiene, infine, opportuna una razionalizzazione delle spese relative alla politica con una diminuzione degli emolumenti di presidente e giunta.

Lavoro, centri per l'impiego, formazione professionale

Come abbiamo già detto la crisi morde ferocemente il mondo del lavoro. I dati sulla disoccupazione sono rivisti costantemente e rapidamente in rialzo. L'Unione Europa è passata da una previsione di 3,5 milioni di disoccupati a oltre 6 milioni. Così accade in Italia; ma il dato significativo è che oltre la metà è donna.

La questione del lavoro è dunque la principale questione sociale e politica. Come Provincia va in primo luogo ribadita la priorità della valorizzazione del collocamento pubblico come strumento per perseguire l'obiettivo di un lavoro "buono" stabile e non precario, sicuro e con i diritti.

Infatti a partire dal Decreto legislativo n. 469 del 23/12/97, il sistema di collocamento viene gestito attraverso le Amministrazioni locali che meglio riescono a soddisfare le esigenze del proprio territorio.

I Centri per l'Impiego dovranno, sempre più, configurarsi come strutture che offrono "servizi" a maggiore valore aggiunto per i lavoratori e le imprese, riducendo le attività di assolvimento delle pratiche amministrative.

In sostanza ai Centri per l'Impiego spetta il compito di fornire proposte di inserimento lavorativo, formazione e riqualificazione professionale, attuando una strategia di prevenzione contro la disoccupazione giovanile o quella di lunga durata.

Prioritario diventa allora difendere il carattere pubblico di queste strutture dei servizi per l'impiego impegnando le province a contrastare quegli aspetti della legislazione nazionale che impone tagli al personale, o esternalizzazione e precarizzazione.

Le politiche attive del lavoro possono essere realizzate mediante:

Il sistema portuale

Il sistema portuale savonese è cresciuto sia in termini di quantità che di qualità. Dal punto di vista della movimentazione di merci, a livello complessivo tra il '97 e il 2007 si è registrato un incremento complessivo del 52%, pari ad una crescita di circa 5,5 milioni di tonnellate.

Lo sviluppo ha interessato ogni zona di attracco: 640.000 tonnellate in più nel bacino di Savona (+33,5%), 2,2 milioni di tonnellate in più ai pontili in rada (+27,1%), ma soprattutto oltre 2,6 milioni di tonnellate in più nel bacino di Vado (+481%), dove in particolare il traffico container è cresciuto esponenzialmente, dalle poche migliaia di Teu del 1997 a oltre 242.000 nel 2007.

Altrettanto importante è stata la crescita nel settore passeggeri, dove in questi anni si è registrato il consolidamento delle crociere nel porto di Savona e dei traghetti nel porto di Vado, per un volume complessivo di oltre 1 milione di passeggeri nel 2007.

Su Savona, da un valor medio intorno alle 100.000 unità dei primi anni di attività si è arrivati nel 2007 a un flusso di oltre 761.000 crocieristi. Su Vado, dal 1998 al 2007 il livello dei turisti imbarcati e sbarcati dai traghetti per la Corsica si è mantenuto costantemente al di sopra delle 300.000 unità, con alcuni picchi superiori a 350.000.

Di pari passo con il traffico di merci e passeggeri, anche il numero delle navi che hanno fatto scalo nel porto di Savona Vado è significativamente cresciuto su entrambi i bacini portuali, raggiungendo nel 2007 le 1.735 unità, 488 in più rispetto al 1997 (+28,8%).

In particolare, sono più che raddoppiate le navi che hanno fatto scalo al porto di Vado Ligure, salite da 263 a 543 unità (+106,5%), mentre nel porto di Savona si è passati da 594 a 692 unità (+16,5%). Stabili attorno a 500 unità, invece, gli scali agli impianti in rada (tanker e bettoline ai pontili e al campo boe, bulker al pontile per rinfuse solide di Vado).

L'Autorità Portuale è fra i promotori del Sistema Logistico Integrato del Savonese e della Valbormida, insieme ad Amministrazioni e operatori savonesi.

Il progetto punta ad assicurare servizi logistici alla merce in transito attraverso il porto di Savona Vado, tramite il recupero di aree industriali dismesse nel retro porto e in Valbormida, inserendosi nella rete infrastrutturale per la logistica del Nord-Ovest italiano.

Il Sistema Logistico ha l'obiettivo di mettere a disposizione degli operatori importanti spazi dedicati alla logistica ed ha come modello di riferimento il concetto del distripark, attraverso l'integrazione di più strutture logistiche atte a costituire elementi di congiunzione fra le aree di provenienza/destinazione delle merci ed i centri logistici e di scambio modale.

In questo senso, il sistema comprende, oltre alle infrastrutture di trasporto, alcuni nodi principali, rappresentati dagli impianti portuali oggi esistenti nei bacini di Savona e Vado e dall'interporto VIO, ed in prospettiva dal nuovo terminal container di Vado Ligure e da nuove piattaforme logistiche da realizzare su aree di riconversione industriale da individuarsi a filo costa e in Valbormida.

La proposta della costruzione della nuova Piattaforma Maersk dovrà comunque essere rapportata e supportata da un effettivo aumento di un saldo occupazionale che non pare né dimostrato né assodato, soprattutto in considerazione dei tagli previsti nel genovese. Un'opera sicuramente importante che ad oggi non fornisce sufficienti garanzie sotto il profilo occupazionale a fronte di sicure ripercussioni ambientali e sulla qualità della vita dei vadesi.

In questo contesto quindi appare più che normale pensare ad un Piano Territoriale di Coordinamento che sappia rapportare questa importante realtà economico-imprenditoriale alle infrastrutture viarie necessarie.

Lo sviluppo delle attività portuali e logistiche dovrà accompagnarsi anche a politiche di intervento sul personale impiegato e basate sulla salvaguardia della sicurezza, sulla lotta alla precarietà e ad interventi sui ritmi di lavoro.

Politiche giovanili

È necessario pensare al mondo giovanile come risorsa preziosa per il futuro. Occorre spostare l'ottica di intervento sulla dimensione educativa, formativa e partecipativa; la sola in grado di prevenire e contenere fenomeni di disagio e di devianze.

Il ruolo degli Informagiovani, servizi presenti ormai anche nei piccoli comuni, deve essere potenziato e ripensato. La Provincia dovrà assumere un ruolo di coordinamento, sostegno e razionalizzazione dei servizi offerti, favorendo la collaborazione tra le singole realtà comunali.

Occorrerà valorizzare le esperienze di formazione alla cittadinanza attiva dei Consigli comunali dei ragazzi relativi alla scuola dell'obbligo, le Consulte giovanili e Consigli giovanili, che si sono rivelati occasioni importanti per avvicinare i giovani alla partecipazione attiva dei giovani alla "res publica".

Proposte concrete sono:

Servizi informatici - Centro servizi territoriali

Favorire e diffondere l'utilizzo di formati informatici aperti, cioè creati secondo standardizzate specifiche rese pubbliche e liberi da restrizioni legali riguardanti la fruizione e la modifica. In tal modo l'amministrazione otterrà la totale consapevolezza del contenuto dei propri documenti digitali e garantirà ai cittadini la massima trasparenza ed interoperabilità.

Preferire e supportare soluzioni informatiche basate su software libero ed opensource in modo da slegare l'amministrazione dalla dipendenza da un singolo fornitore, ridurre e tenere sotto controllo i costi di acquisizione e manutenzione del software, garantire maggiore flessibilità e favorire la creazione di professionalità sul proprio territorio piuttosto che disperdere risorse economiche in onerose licenze a favore di aziende spesso neanche italiane.

Occorre portare a compimento il progetto della banda larga estendendolo anche a servizi di hosting e di implementazione di applicativi dedicati ai singoli comuni.

Occorre, inoltre, implementare un miglior coordinamento tra polizia provinciale e altri corpi di polizia municipale, forze di polizia e carabinieri, al fine di potenziare servizi di monitoraggio e presidio del territorio.

La rinascita della Valbormida - Città metropolitana

La Valbormida ha perso nel corso degli ultimi anni la caratteristica di polo chimico-industriale della Provincia a causa delle ripetute crisi avvenute e in corso di svolgimento.

Le ripetute crisi industriali hanno inoltre profondamente trasformato l'intero assetto socio economico del comprensorio. La grande impresa è del tutto scomparsa e la base produttiva è rappresentato dalla piccola e media impresa.

La situazione di crisi che colpisce la nostra provincia, mostra i caratteri salienti della generale crisi occupazionale del nostro paese, manifestando punte di particolare gravità che fanno registrare una disoccupazione significativamente più alta rispetto alla media dell'Italia del Nord.

Il calo di investimenti, la globalizzazione dei mercati, la delocalizzazione produttiva, l'incapacità di intraprendere percorsi di innovazione e di trasformazione hanno insieme determinato e determinano un insieme di fattori che si manifestano in un continuo ed inesorabile processo di impoverimento strutturale del comprensorio.

Le soluzioni proposte per fronteggiare le crisi industriali hanno sempre prospettato insediamenti produttivi di retroguardia, funzionali alla logica della minimizzazione degli investimenti e alla massimizzazione dei profitti in tempi brevi.

Tali fattori, uniti all'attuale congiuntura mondiale, stanno determinando una vera e propria emergenza occupazionale e di prospettiva alla quale si può pensare di dare una risposta solamente in termini di interventi globali che delineino un vero e proprio ripensamento del tessuto economico produttivo della zona.

A tal fine è indispensabile ripensare un nuovo modello concettuale e di sviluppo dell'intera Valbormida che, basandosi sulle potenzialità e le peculiarità in termini territoriali, di esperienza e di professionalità, sia capace di concretizzare un modello economico-produttivo che traguardi obiettivi innovativi e di lungo respiro.

La nostra proposta si basa su un progetto generale di Città globale ed estesa che delinea le linee guida della futura programmazione del comprensorio valbormidese e ne determina il futuro assetto socio-economico.

L'obiettivo del progetto della città metropolitana della Valbormida è quello di costituire una zona strategica posta tra area ligure costiera e territorio padano come zona di qualità, di competitività e di eccellenza accanto alla sua tradizionale e consolidata connotazione industriale.

Il concetto di Città metropolitana è quello di organizzare e di mettere in rete i vari centri abitati della valle in una vera e propria città modulare, valorizzando le relazioni e gli scambi tra le diverse parti promuovendo le specialità dei singoli centri.

Ciò è possibile salvaguardando e valorizzando le risorse ancora presenti, recuperando un più alto livello di qualità ambientale, attivando forme di riqualificazione e interventi di bonifica delle aree degradate, coniugando una spinta innovativa verso le nuove tecnologie e l'Hi-Tech.

La rinascita della Valbormida ha come prerequisito l'abbandono di progetti di retroguardia ad altissimo impatto ambientale e a scarsissimo impatto occupazionale che hanno caratterizzato le proposte formulate in questi ultimi anni.

Occorre quindi ripensare la Valbormida come un unico progetto organico di insieme che sappia unire interventi nel settore delle infrastrutture, dell'industria, del turismo, dell'artigianato e del terzario avanzato,della scuola e della formazione, dell'innovazione tecnologica al fine di fornire un progetto di sistema che si interconnetta alle potenzialità dell'intera Provincia e della Regione.

Industria e occupazione

Occorre ripensare il territorio valbormidese come insieme di poli specialistici interconnessi ad un sistema infrastrutturale moderno.

Il Piano Territoriale di Coordinamento includerà tali poli in un disegno organico e di insieme del territorio provinciale. Occorre, infatti, superare il concetto di singole realtà indipendenti privilegiando una visione di sistema che l'area delle Bormide deve assumere come prerequisito necessario ed indispensabile ad uno sviluppo strategico dell'intero comprensorio.

Alla odierna realtà, costituita da una grande disponibilità teorica di aree a vocazione industriale ed artigianale che tuttavia non trovano opportunità di insediamenti e di realizzazione, deve subentrare una visione sistemica di progettazione e programmazione del territorio che, integrata in un progetto globale di sviluppo e di integrazione ad una rete infrastrutturale moderna e competitiva, offra le necessarie garanzie di insediamenti e di sviluppo correttamente integrate con il territorio e le sue peculiarità.

Si può quindi pensare il territorio valbormidese, e quindi la città metropolitana connessa, come un insieme di poli specifici.

Polo Chimico - Energetico e Tecnologico nelle aree Ferrania

Il recente piano industriale proposto dalla proprietà, pur non soddisfacendo l'aspetto occupazionale, pone indubbiamente alcuni aspetti innovativi e di strategia che occorre saper valorizzare e concretizzare.

L'impegno è quello di migliorare il saldo occupazionale offrendo opportunità di sbocco e di reddito ai numerosi lavoratori che sono stati esclusi dal processo di ristrutturazione in corso.

L'idea, peraltro confermata nella proposta di piano industriale, è quella di realizzare un polo tecnologico di eccellenza che permetta la riconversione industriale e in grado di traguardare interventi strategici e di ammodernamento di processi produttivi tecnologici.

Tale progetto è legato alla realizzazione dei seguenti interventi:

Polo Logistico e di prima trasformazione delle merci nelle aree ex-Agrimont ed ex-Acna

Le aree ex-Agrimont ed ex Acna per posizione e interconnessione alle infrastrutture esistenti, anche se insufficienti, ben si candidano a diventare i poli logistici e di prima trasformazione delle merci. Questi due poli si inseriscono a pieno titolo nel progetto logistico provinciale e come aree adeguate a supportare attività legate alla retroportualità.

In queste aree possono trovare spazio attività legate alle zone franche (doganali) capaci di ospitare attività di trasformazione al fine di diminuire sia i costi che i percorsi necessari a raggiungere i centri di prima trasformazione delle merci.

La realizzazione ed il decollo di tali poli logistici sono subordinati ad un massiccio ammodernamento delle linee ferroviarie Savona-San Giuseppe-Alessandria e Savona-San Giuseppe-Torino. Tale potenziamento risulta funzionale all'inserimento e al collegamento della Liguria di Ponente al corridoio 5 europeo (Lione-Torino, ecc).

L'ammodernamento della linea ferroviaria risulta prioritario ed alternativo alla realizzazione del Terzo Valico e costituisce un punto di forza e di competività del ponente ligure e provinciale rispetto alle grandi direttrici di comunicazione europee.

Punto di forza di tale polo logistico è la presenza di un terminal per il trasporto delle merci rinfuse costituito dalla struttura funiviaria oggi legata al solo trasporto del carbone.

Il polo logistico quindi potrebbe essere supportato da uno sviluppo dell'offerta di trasporto alternativo alla gomma, rappresentato dalla struttura funiviaria collegata ad un suo sviluppo ed eventuale potenziamento.

Polo Metal Meccanico a Millesimo

La presenza di alcune importanti imprese di vera eccellenza nazionale ed internazionale (Officine Fresia - Demont) che operano nel settore metalmeccanico candidano questa parte del territorio a diventare un polo di eccellenza nel settore. La presenza di un polo metalmeccanico avanzato ben si connette alla presenza di altri poli specialistici (polo Chimico ed Energetico di Ferrania) ai quali potrà dare supporto in termini di progettualità e potenzialità, realizzando un'interconnessione di conoscenza, tecnologia e di soluzioni "chiavi in mano" che possono candidarsi come vere e proprie soluzioni globali e di insieme nel panorama di competitività internazionale e mondiale.

Polo Vetrario Dego - Carcare - Altare

Storicamente questi tre luoghi fisici hanno costituito realtà diversificate nel settore vetrario. I tre poli operano nel settore industriale e artistico (soprattutto per Altare) della lavorazione del vetro. Anche se apparentemente il settore non risente a oggi in modo diretto della crisi globale è innegabile che anch'esso stia attraversando una fase di contrazione in termini occupazionali.

È opportuno che al settore si offrano opportunità di trasformazione e di innovazione dei processi produttivi soprattutto legati all'approvvigionamento e al consumo di energia elettrica.

L'attività energivora del settore può vedersi come opportunità di investimenti nel processo di trasformazione e di rinnovamento dei processi di lavorazione basati sul consumo di energia elettrica e di calore ricavata da fonti energetiche rinnovabili e alternative connesse al polo energetico e innovativo di Ferrania.

Poli Artigianali distribuiti

Il tessuto artigianale costituisce l'ossatura dell'economia savonese, provinciale e valbormidese. Le numerose realtà costituiscono un patrimonio di conoscenza ed attività alle quali occorre rapportarsi con una visione di supporto e di strategia.

Il Polo Carbonifero di Bragno

L'insediamento di Italiana Coke risulta di grande rilevanza e portata ambientale.

I progetti di copertura dei parchi carbone e di ambientalizzazione della produzione sono stati sempre disattesi e procrastinati nel tempo accompagnati dai numerosi ricatti legati all'aumento dei costi di produzione ad essi connessi e alla conseguente diseconomicità della loro realizzazione.

Risulta estremamente necessario ed improcrastinabile portare a termine l'ambientalizzazione del sito in modo da ridurre in modo sensibile l'impatto ambientale connesso alla sua attività che compromette non solo la vivibilità dell'intera zona,con ricadute pesanti sulla salute;ma anche la possibilità di nuovi insediamenti tecnologicamente avanzati.

La filiera del legno

In una logica di ridefinizione del piano energetico regionale e dei numerosi progetti di installazione di impianti di produzione di energia elettrica e termica a biomassa, la Volbromida a pieno titolo si inserisce in una prospettiva di opportunità occupazionale e imprenditoriale legata alla filiera corta del legno (coltivazione, manutenzione, trasformazione) in relazione alla produzione e fornitura di biomassa vegetale verde a filiera corta per l'alimentazione delle centraline territoriali.

Ciò costituisce una prospettiva economica e occupazionale che bene si inserisce in un percorso di rinnovamento e sostituzione delle fonti energetiche fossili con quelle rinnovabili.

Legata a tale attività si innesta un'attività importante di recupero e salvaguardia del territorio boschivo di cui è ricchissima la Valbormida.

Uno dei poli di trasformazione e produzione di biomassa vegetale si può identificare presso Mallare (impresa Mallarini) e a Bormida.

Micro poli di produzione di energia termica ed elettrica da biomassa vegetale

Inserito del piano energetico regionale è necessario pensare a micro-poli di produzione di energia termica ed elettrica da biomassa vegetale al servizio di piccoli agglomerati urbani.

Tali poli produttivi dovranno essere inseriti nella coltivazione e sfruttamento della filiera locale del legno e compatibili con lo studio redatto dalla comunità montana alta Valbormida riguardo la produzione di biomassa vegetale locale.

Il turismo

Lo sviluppo delle possibilità turistiche della Città metropolitana della Valbormida passa attraverso la riorganizzazione globale dell'offerta turistica provinciale, ne diviene parte integrante in percorsi turistico - naturalistici connessi all'offerta turistica costiera che si sviluppano lungo tutto il territorio provinciale.

Risulta evidente la possibilità di collegamento del territorio valbormidese ai parchi e sentieri costieri al fine di costruire percorsi connessi e contigui che attraversano parchi protetti e naturalistici. Dal parco del Finalese all'alta via delle alpi marittime.

Tali possibilità e opportunità passano attraverso:

Poli di eccellenza della vocazione turistica si possono individuare in Calizzano-Bardineto-Osiglia-Sassello-Urbe.

Trasporti e viabilità

La Città Metropolitana della Valbormida dovrà essere dotata di un sistema di trasporto integrato e intermodale moderno che realizzi una struttura a maglie complesse sorpassando il vecchio concetto di rete di trasporto a stella.

Il sistema dei trasporti costituisce un supporto infrastrutturale indispensabile per lo sviluppo socio-economico del comprensorio valbormidese.

Il nuovo sistema di trasporto dovrà essere funzionale ai Poli specialistici già menzionati in cui si organizzerà la Città metropolitana della Valbormida.

In questo quadro rientrano i seguenti interventi:

  • raddoppio della linea ferroviaria Torino-Savona nella tratta San Giuseppe di Cairo-Ceva.
  • potenziamento dell'uso della linea Savona-Acqui-Alessandria per il trasporto delle merci in alternativa ai valichi del Genovese.
  • la realizzazione di un servizio per il trasporto delle persone integrato (autobus + ferrovia) tipo metropolitana leggera tra Savona e la Valbormida.
  • Una migliore utilizzazione delle linee ferroviarie di Ferrania e Altare erroneamente definite doppioni l'una dell'altra.
  • La realizzazione a Carcare di una stazione di fermata della metropolitana leggera.
  • Interventi a favore della mobilità sostenibile.
  • La nuova rete di trasporto pubblico, sulla tratta Cairo Montenotte - Vado Ligure, si diramerà dalla stazione di Carcare/San Giuseppe mediante corse urbane che collegheranno i vari centri periferici (Cairo Montenotte, Carcare, Millesimo, Altare, Pallare, Mallare, Plodio) slegandole completamente dalla tratta da e per Savona, che verrebbe coperta dalla metropolitana leggera con centro di smistamento a Cairo Montenotte o San Giuseppe di Cairo.

    All'interno di Savona il percorso della metropolitana leggera, si configurerà come asse di tipo metropolitano in direzione Est-Ovest con fermate a Lavagnola, Mongrifone, Legino, Zinola e Vado Ligure.

    Turismo e cultura

    Il nostro modello di turismo non deve rincorrere quello del Principato di Monaco fatto di cemento e porticcioli. Un modello che PD e PDL stanno ostinatamente seguendo basti pensare all'assurdo, continuo e incondizionato sostegno all'aeroporto di Villanova d'Albenga. Costoso per tutti, utile a pochi. Noi pensiamo, invece, che la naturale vocazione turistica della nostra costa dovrà essere rilanciata e dovrà comprendere l'integrazione e la valorizzazione dell'entroterra offrendo proposte qualitativamente ed economicamente competitive.

    L'offerta turistica dovrà saper coniugare l'aspetto legato alle bellezze naturalistiche ambientali e la valorizzazione storico culturale ed artistica attraverso la costituzione di proposte che comprendano itinerario naturalistico culturale legato alla riscoperta e alla conoscenza del territorio a partire da Camillo Sbarbaro, Montale la cui vicenda ha accostato la produzione dell'olio alla poesia.

    Occorre puntare sul turismo enogastronomico con la valorizzazione dei parchi naturali uniti in un percorso senza discontinuità tra costa ed entroterra. Il percorso Parco del Finalese, Melogno, Osiglia, Parco dell'Adelasia, Parco del Beigua è solo un esempio di questa contiguità che deve essere valorizzata.

    Sarà necessario prevedere una collaborazione pubblico-privato per ottimizzare l'offerta e contenere i prezzi.

    L'accostamento turistico enogastronomico e culturale ha lo scopo di esaltare le potenzialità territoriali valorizzando percorsi e progetti che colleghino il territorio savonese quali "la Via Del Sale" e l'Alta Via dei Monti liguri.

    Al fine di promuovere momenti di apertura e di conoscenza per un dialogo interculturale, occorrerà profondere notevole impegno di sostegno e di sponsorizzazione ad iniziative quali il "Festival delle Minoranze Etniche" capace di mettere in relazione varie etnie (occitana - corsa - basca - irlandese) esteso anche alle culture degli abitanti immigrati nel nostro territorio.

    Accanto alla tradizionale attività espositiva legata all'Expo di Savona e finalizzata all'artigianato occorrerà affiancare altre attività quali il "Salone del Libro Indipendente" collegato a case editrici cosiddette "minori", caratterizzata da proposte editoriali coraggiose, non soggette alla logica di mercato.

    Altre proposte sono la Mostra della ceramica, la Mostra del vetro veicolando una valorizzazione delle produzioni locali.

    Istruzione e diritto allo studio

    Il sistema dell'istruzione è una risorsa fondamentale per la crescita della comunità locale. Le scuole vanno valorizzate come centri di promozione umana e culturale, di aggregazione sociale e di partecipazione democratica.

    Le varie riforme attuate nel settore scolastico sono state, invece, funzionali al raggiungimento di un obiettivo finanziario importante, e cioè il continuo e massiccio disinvestimento pubblico in tale settore.

    Si sta concretizzando oggi la tendenza della privatizzazione della scuola pubblica, avviata con il riconoscimento e il finanziamento pubblico delle scuole private e paritarie. Manovra che ha di fatto concretizzato la diminuzione dei fondi pubblici nel settore.

    L'attuazione della cosiddetta "autonomia" ha di fatto sancito una diminuzione di fondi statali destinati ai distretti scolastici, diminuzione a cui si è tentato di porre rimedio mediante una più stretta collaborazione tra enti locali, comuni, e istituti scolastici. Alla progressiva diminuzione di fondi statali si è tentato di far fronte con la partecipazione ed il finanziamento da parte comunale di attività didattiche e di offerta formativa.

    Tale tendenza risulta ancora più macroscopica oggi e si lega in modo funzionale sia alla devolution che alla riforma Gelmini.

    Il piano di offerta formativa di ogni singolo istituto dipende quindi in buona parte dalle disponibilità finanziare che ogni singolo ente (comune,provincia) potrà destinare al settore scolastico e dell'istruzione pubblica.

    Tali approcci sono lesivi dell'uniformità e dell'universalità del diritto allo studio sancita dalla costituzione.

    In questa situazione ed in questi scenari assume grande importanza una cooperazione a livello dei singoli comuni facenti capo ai distretti scolastici territoriali, con la compartecipazione della Provincia, in modo da garantire e offrire un servizio scolastico il più omogeneo possibile, che permetta anche di ripartire gli sforzi finanziari su più enti locali.

    Il progetto è funzionale al raggiungimento dell'obiettivo di non penalizzare le periferie riguardo i servizi basilari.

    Occorre ripensare ad un nuovo assetto degli istituti comprensivi sotto una regia provinciale tendente ad un loro riassetto puntando ad una specializzazione di singoli plessi scolastici. L'obiettivo è quello di mettere in rete edifici e servizi in modo da ottenere una migliore efficienza dei singoli plessi con lo scopo di aumentare la recettività di alcuni servizi, offrendo risposte di tipo pubblico a domande crescenti di servizio.

    La regia provinciale sarà funzionale alla ripartizione dei costi fissi delle singole realtà territoriali ripartendola sui comuni utilizzatori in base al numero di utenti.

    Le politiche di formazione e di indirizzo del settore scolastico dovranno essere uniformate al concetto di realizzare dei poli scolastici specializzati dislocati nei singoli centri.

    È indispensabile attivare politiche di interventi e manutenzione degli edifici scolastici di competenza provinciale finalizzati alla messa in sicurezza degli edifici stessi, all'efficienza energetica e termica con utilizzo di energie alternative (eolico, fotovoltaico, solare, ecc..).

    L'offerta formativa dovrà coinvolgere in modo significativo le specialità e le competenze presenti a livello provinciale a cominciare dal Campus Universitario di Savona, con il quale è opportuno intensificare un rapporto di collaborazione e percorsi formativi imperniati sulle specificità territoriali (vetro e ceramica) e sulle nuove tecnologie.

    Di particolare importanza sono le attività finalizzate ai percorsi didattico-formativi su nano-tecnologie e innovazione tecnologica.

    Particolare attenzione dovrà essere rivolta nella progettazione di interventi finalizzati all'abbattimento delle barriere architettoniche, facilità di accesso e di fruibilità di percorsi per i diversamente abili.

    Promuovere corsi di mediazione culturale e integrazioni interculturale per gli stranieri.

    Difesa dell'ambiente

    Occorre profondere notevole impegno sulla questione ambientale e sul monitoraggio dell'inquinamento.

    Ma mentre nel resto del pianeta si investe sempre più nelle fonti di energia alternative e rinnovabili (solare, fotovoltaico, eolico, ecc...) in Italia, a Vado Ligure, c'è chi invece vuole tornare al passato. Al carbone. Così in una regione, eccedentaria sotto il profilo della produzione di energia elettrica come la nostra, la Tirreno Power ha avanzato la richiesta di ampliamento della centrale con un nuovo gruppo a carbone che andrebbe ad aggiungersi ai due esistenti. Un progetto bocciato dai comuni, dalla provincia e dalla stessa Regione, ma approvato dalla VIA nazionale, creata ad hoc dal nuovo Governo Berlusconi.

    Riteniamo inaccettabile questa proposta di ampliamento. La provincia dovrà farsi parte attiva e attenta nel monitoraggio dell'iter e dovrà agire in sinergia con La Regione e i comuni interessati.

    È del tutto evidente che si dovrà impostare un'alternativa basata sul metano e sulla ambientalizzazione dei rimanenti gruppi a carbone.

    Il ricatto occupazionale non deve assolutamente condizionare un progetto di prospettiva che si dovrà basare su nuove tecnologie e su progetti riguardanti le fonti energetiche alternative in accordo al dettato 20-20-20.

    La provincia deve al contrario investire sulle fonti di energia rinnovabili. In questa direzione ci sembra estremamente interessante il progetto KITEGEN che rappresenta una rivoluzionaria modalità di sfruttamento dell'energia eolica permettendo di intercettare l'enorme quantità di energia cinetica delle correnti eoliche d'alta quota.

    Dal punto di vista ambientale sarà necessario impostare un progetto di prospettiva che traguardi obiettivi di recupero di ampie zone compromesse.

    Occorre attivare politiche di monitoraggio e di valutazione delle analisi ambientali anche per quanto riguarda i PM 10.

    Non paiono più procrastinabili gli interventi sulla copertura dei parchi carbone di Vado Ligure e di San Giuseppe di Cairo, sui quali il territorio attende da anni risposte concrete.

    Occorre intraprendere una revisione organizzativa della struttura amministrativa finalizzata al potenziamento dell'ufficio abusi edilizi e al monitoraggio delle concessioni demaniali.

    Occorre potenziare le attività di:

    La difesa dell'ambiente passa anche dalla difesa della costa. Negli ultimi anni l'idea di sviluppo prevalente nella nostra provincia ha avuto una schema consolidato. Quel che rimane dell'industria e il tessuto produttivo, nascosto, nell'entroterra, in Val Bormida; sulla costa, invece, a farla da padroni sono i porti e le annesse volumentrie residenziali. Dalla Margonara tra Albissola Marina e Savona al mega porto di Loano, da quello di Borghetto Santo Spirito al possibile di Albenga. I porticcioli turistici non hanno mai portato lavoro stabile e sicuro, ma solo tanto troppo cemento nella nostra provincia. Hanno rappresentato, come i campi da golf, dei "cavalli di Troia" per costruire sempre di più. Per consumare sempre più il nostro territorio.

    I rifiuti

    Il piano provinciale dei rifiuti costituisce un salto di visione e di prospettiva importante da cui occorre ripartire. Ne condividiamo la prospettiva che non deve essere stravolta. Il Piano, infatti, è il più idoneo alla provincia di Savona, in relazione alle caratteristiche qualitative e quantitative dei rifiuti stessi che in essa si producono, alla densità abitativa, alle infrastrutture, alla peculiarità del territorio. Un Piano che rappresenta un'autentica scelta di civiltà ed è incentrato sulla riduzione alla fonte della produzione di rifiuti, sulla separazione ed incentivi al compostaggio domestico e soprattutto sulla raccolta differenziata con il metodo del "porta a porta" scelta importante già avviata con successo in molte città del nord Italia (Venezia, Treviso, Novara, Asti, Milano, ecc...),che porterà ad un ruolo sempre più marginale delle discariche.

    È nostra intenzione chiudere la parte mancante del piano, con l'individuazione di un sito per la realizzazione di una discarica pubblica. Oggi le discariche operanti sul territorio sono la Ramognina di Varazze, che ha un ruolo marginale, e il Boscaccio di Vado Ligure che è un po' la "discarica perno" del meccanismo; una discarica gestita dai privati (70% Geotea Spa, 25% Comune Vado Ligure, 5% Comune di Savona). La chiusura del sito di Magliolo divenuta inderogabile, necessita l'individuazione e l'apertura di un nuovo sito a gestione pubblica.

    La provincia di Savona necessita di un nuovo sito a ponente,più logico anche geograficamente, o a Savona accogliendo la proposta avanzata dal Comune di Savona. In entrambi i casi l'ATA (Azienda di Tutela Ambientale), principale azienda pubblica nel settore dei rifiuti nella provincia, dovrà esercitare un forte ruolo nella gestione. La scelta dovrà essere discussa e concordata con i cittadini e i comuni interessati.

    Seguendo la logica di un ruolo sempre più marginale delle discariche, occorre intraprendere la strategia dei "rifiuti zeri" come teorizzato dal prof. Paul Connett. I rifiuti sono un problema di organizzazione e progettazione industriale. Occorre accentuare la strategia del porta a porta, ridurre la produzione di rifiuto e incentivare il riuso del materiale riciclato che è un obiettivo di civiltà. L'aumento della produzione di rifiuti e la loro distruzione è legata al concetto dello sviluppismo, dell'aumento del PIL e dello sfruttamento sfrenato delle risorse disponibili.

    Occorre continuare nelle politiche di supporto e sostegno ai comuni nell'incentivazione della raccolta differenziata e nella produzione di compost di qualità.

    Occorre incentivare l'utilizzo di materiale proveniente dal riciclo mediate progetti di installazione di arredo urbano realizzato con l'utilizzo di tale materiale.

    Beni pubblici e lotta alle privatizzazioni dei servizi pubblici locali. L'acqua come bene comune

    È nota la nostra battaglia sul tema della lotta contro la privatizzazione dei servizi locali, battaglia che ha avuto il punto più significativo in particolare nella mobilitazione popolare per l'acqua pubblica e che si è concretizzata durante la nostra esperienza di maggioranza nel governo Prodi nel contrasto alla prima versione del DDL Lanzillotta, che, di fatto, obbligava gli enti locali alla privatizzazione dei soggetti che gestivano acqua, gas, trasporti pubblici etc.

    È fondamentale coinvolgere in questa battaglia sui territori i cittadini, i comitati e forum per l'acqua, le associazioni per il Nuovo Municipio e tutti i soggetti che in questi anni hanno costruito dal basso pratiche partecipative locali.

    La sfida principale ovviamente rimane quella della pubblicizzazione del servizio idrico.

    Il 6 agosto 2008 il parlamento Italiano all'unanimità, con voto favorevole di tutti gli schieramenti rappresentati opposizione compresa, ha approvato la legge 133. L'articolo 23 bis di tale dispositivo tratta i servizi pubblici di rilevanza economica e ne disciplina l'affidamento e la gestione al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza. Di fatto si prevede la privatizzazione dei servizi pubblici locali a cominciare dal servizio idrico integrato lasciando nelle mani pubbliche la sola rete distributiva.

    Nei prossimi mesi, sia il Governo centrale, attraverso un apposito DDL, sia il governo regionale, attraverso la legge di riordino degli ATO, dovranno intervenire riguardo quanto previsto nell'articolo 23 bis riguardo la liberalizzazione/privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, servizi idrici compresi.

    L'ambito Territoriale Ottimane provinciale sarà quindi oggetto di una ridefinizione in base ad una legge di riordino emanata dalla Regione Liguria.

    Obiettivi primari e irrinunciabili saranno dichiarare:

    Agricoltura

    Bisogna ricominciare a ragionare seriamente su un modello agricolo, partendo da quella straordinaria risorsa che è la "piana di Albenga", che sia in grado di rappresentare un'alternativa alla speculazione edilizia nonché alla disoccupazione, all'emarginazione sociale, all'abbandono delle zone interne, alla povertà crescente, che ponga con forza la questione della qualità dei prodotti, legata al lavoro, alla tipicità, alla territorialità e tracciabilità.

    Devono essere incrementate, le attività agro silvo pastorali e artigianali tradizionali, incentivando le produzioni locali e l'occupazione, anche attraverso la valorizzazione delle terre pubbliche,comunali favorendone la gestione attraverso attività eco compatibili (ad es. agricoltura biologica - recupero del patrimonio naturale ed architettonico locale - educazione ambientale - educazione al gusto, agricoltura sociale).

    I Comuni di concerto con le organizzazioni professionali agricole, i sindacati, le associazioni ambientaliste e dei consumatori possono costituire sul proprio territorio farmer market o mercati contadini di vendita diretta di prodotti agricoli legati al territorio, accorciando la filiera con incremento di reddito per i produttori e risparmio economico e aumento della qualità per i consumatori.

    I Comuni devono incrementare nelle mense di propria competenza l'utilizzo di produzioni biologiche e possibilmente legate al territorio.

    Con apposita delibera, i Comuni devono dichiararsi liberi da Ogm.

    Trasporti e mobilità

    Il problema dei trasporti è una delle grandi questioni nazionali. In tutti sondaggi emerge come uno dei principali problemi che investono quotidianamente i cittadini. Nonostante ciò le soluzioni sono spesso palliativi, contraddittorie, quando non sbagliate come la proliferazione di grandi opere stradali (Aurelia Bis, Albenga-Millesimo-Predosa) che non fanno altro che peggiorare la situazione di una mobilità fin troppo basata sul trasporto gomma: persone e merci. Le auto ed i camion inquinano anche quando sono fermi in quanto occupano molto spazio. Tant'è che le città, da luogo di vita e di relazione sono diventante delle infrastrutture per l'auto. I trasporti basati sul trasporto su gomma per persone e merci sono dunque ormai insostenibili per i costi umani, sanitari, economici che producono e ricadono su tutta la società.

    La Provincia di Savona dovrà quindi essere parte attiva nel disegnare una propositiva diversa di mobilità tramite anche un potenziamento del trasporto pubblico locale soprattutto nei confronti delle aziende consortili (ACTS e SAR) e della Regione.

    Particolare attenzione dovrà essere profusa nelle politiche di:

    Gli investimenti nel settore dei trasporti dovranno seguire le seguenti priorità:

    Tali interventi potrebbero essere inseriti nella programmazione regionale dei Fondi per le Aree Sottoutilizzate (FAS).

    Le nuove opere di viabilità da progettare dovranno prevedere opportune corsie preferenziali per la realizzazione di piste ciclabili sicure e separate dalla viabilità veicolare che permettano la mobilità anche delle persone "diversamente abili e dotate".

    Dovrà essere prevista un'opportuna programmazione di illuminazione pubblica che utilizzi fonti alternative e rinnovabili.

    Diritti di cittadinanza per un welfare inclusivo e partecipato

    In questi anni la tendenza strutturale delle politiche neoliberiste è stata caratterizzata dal taglio dei servizi sociali. L'ex Fondazione Ferrero di Vado Ligure è solo l'ultimo esempio. Questo ha prodotto che i diritti e la loro esigibilità sono divenuti una variabile secondaria rispetto al contenimento della spesa pubblica.

    Occorre ricordare, infatti, che l'attuale Governo ha nuovamente e drasticamente ridotto il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali (FNPS) ed ha annullato fondi per la non autosufficienza, per le politiche di inclusione degli immigrati e per gli asili nido, azzerando, di fatto, la parziale ma significativa inversione di tendenza sul finanziamento pubblico delle politiche sociali fortemente voluta dal PRC, durante il Governo dell'Unione.

    Si vuole smantellare progressivamente lo stato sociale ed il principio costituzionale dell'eguaglianza a favore di un welfare residuale e caritatevole, ben simboleggiato dall'introduzione della social card.

    La Provincia deve contrapporre un modello che risponda ai bisogni, vecchi e nuovi, delle persone attraverso una chiara ri-assunzione di responsabilità del pubblico con una sua presenza costante nell'articolazione del sistema di protezione sociale, rifiutando logiche mercantili e di esternalizzazioni selvagge. Le stesse realtà del terzo settore, indispensabili nelle politiche del welfare locale, sarebbero facilitate nel loro lavoro di qualità, avendo anche maggiori tutele, se operanti in sinergia con l'ente pubblico e non in sostituzione dello stesso.

    Ma presenza pubblica vuol dire anche presenza e partecipazione dei cittadini alle scelte che li riguardano. In particolare, la programmazione dei piani di zona deve essere allargata a tutti i soggetti che compongono la rete sociale, dalle scuole alle associazioni, dalle cooperative alle singole persone ed orientata su alcune priorità:

    La proposta che avanziamo è, dunque, quella di praticare un'idea alternativa di welfare, che definiamo pubblico e sociale.

    Città sicure, sociali, accoglienti

    Il tema della sicurezza è sicuramente un altro leit motive che viene utilizzato dalla destra (e non solo purtroppo) quotidianamente ed ossessivamente, attraverso la costruzione dell'ideologia della paura, la paura dell'altro, del diverso.

    I recenti fatti di Albenga solo un esempio calzante. Il problema della sicurezza dei cittadini va affrontato e non ci sono margini per speculare né statistiche che tengano. Si tratta di un problema drammatico che deve essere valutato in tutta la sua portata e la sua serietà e non, come qualche volta si può pensare per motivi elettorali o per non lasciare presa alla Lega e alle destre su questo punto.

    Tra l'altro non ci sarebbe libertà ed uguaglianza se non fossero garantite, in primo luogo, la salute e la sicurezza. La città e i quartieri devono diventare luoghi di socialità, di costruzione di relazioni e di legami sociali, che sono gli unici veri presidi per la sicurezza dei cittadini e delle cittadine.

    Solo così il tema della sicurezza potrà cessare di essere cavallo di battaglia della destra per politiche razziste e sicuritarie rese più pericolose dalla recente approvazione di norme che ampliano i poteri di ordinanza del Sindaco quale ufficiale di governo e, quindi, su materie di competenza dello Stato centrale.

    Le nuove normative prevedono, infatti, l'armamento della Polizia Municipale, autorizzano la privatizzazione della sicurezza attraverso le ronde, limitano i diritti dei migranti, a partire da quello di essere curati senza essere denunciati e tendono a rendere ordinario l'utilizzo dei militari nelle città per funzioni di ordine pubblico: si tratta di provvedimenti gravi, sbagliati e spesso anticostituzionali che, peraltro, non sortiscono nessun effetto concreto.

    Le ordinanze dei sindaci contro i barboni o per la chiusura di pubblici esercizi frequentati da presunti disturbatori della quiete pubblica o per il facile smantellamento dei campi rom non si accompagnano, negli enti locali, alla progettazione di veri interventi in tema di sicurezza.

    Cosi si innestano guerre contro i presunti unici responsabili delle azioni criminali, degli stupri e delle rapine, individuati solo negli extracomunitari e nei rumeni. Un'assurda guerra tra i penultimi e gli ultimi della società.

    Utilizzare le risorse per operatori e operatrici di strada per rendere le città visibili e sicure. Un vero e proprio programma va costruito per il rispetto e la dignità delle persone migranti, con particolare attenzione a casa, lavoro, istruzione e formazione. Insomma:

    Un chiaro e preciso programma di tutela della sicurezza quartiere per quartiere, strada per strada è un elemento imprescindibile del programma di Rifondazione Comunista.