Gli Enti Locali di fronte al DPEF 2005

Dedicato agli amministratori neoeletti lo scorso 13 Giugno

Siamo alla vigilia della presentazione del Documento di Programmazione Economia e Finanziaria (DPEF) per il 2005-2007, premessa indispensabile per la definizione della Legge Finanziaria 2005.Migliaia di Sindaci, Presidenti di Provincia, Assessori, Consiglieri rinnovati in tutta Italia con l'ultima tornata amministrativa, dovranno così verificare la compatibilità tra i programmi sottoposti al giudizio degli elettori e le risorse effettivamente disponibili. La predisposizione dei prossimi bilanci preventivi degli Enti Locali diverrà, così, il prima banco di prova per programmare progetti e priorità delle rinnovate Amministrazioni.

Purtroppo, anche nel corso del recente dibattito elettorale, i temi riguardanti l'applicazione dell'articolo 119 della Costituzione sul federalismo fiscale, sono rimasti al di fuori dal confronto tra le forze politiche. Nelle ultime tre leggi finanziarie 2002-2004 si sono avuti tagli ai trasferimenti dovuti dallo Stato agli Enti Locali; e ciò mentre aumentavano compiti e funzioni dei diversi livelli decentrati di governo. È bene ricordare che le norme riguardanti i trasferimenti di parte corrente e per gli investimenti hanno valore solo per il 2004, quindi il DPEF 2005 dovrà precisare su quali risorse trasferite e su quale autonomia di prelievo, gli Enti Locali potranno contare.

È tempo di superare il sistema centralista con una riforma per l'autonomia finanziaria e fiscale e un quadro di cooperazione e perequazione che abbia una particolare attenzione per i piccoli comuni, le aree territoriali svantaggiate e montane. Si parla di ridurre la pressione fiscale; ma mentre ciò rimane una promessa valida a livello nazionale, a livello locale, con il taglio dei trasferimenti, si obbligano gli Enti Locali ad aumentare imposte, tasse, tariffe. Va però ricordato che anche l'aumento dell'ICI, che rappresenta il 68% delle entrate complessive dei Comuni, è giunto al limite, con un incremento delle aliquote ormai pervenute, mediamente, alla percentuale del 6,1 per mille.

È perciò auspicabile che il DPEF 2005 preveda, quanto meno, il perseguimento di alcuni obiettivi minimi. In particolare ci permettiamo di ricordare: l'anticipazione delle conclusioni dei lavori dell'Alta Commissione di Studio, presentando proposte concrete, pur graduali, da inerire nella Legge Finanziaria 2005; la conferma per il 2005 dei trasferimenti erariali del 22004, più il tasso di inflazione programmato, consolidando altresì ed attribuendo al Fondo ordinario l'entità dell'incremento pari al tasso di inflazione programmato 2003-2004; destinando inoltre risorse perequative aggiuntive, soprattutto per i comuni minori e l'associazionismo tra gli Enti Locali.

Inoltre sono da superare i vincoli che impongono la sospensione dell'addizionale facoltativa IRPEF, prevedendo la possibilità di poter decidere autonomamente su imposte di scopo facoltative; sono da superare, altresì, i vincoli di assunzione del personale, il cui limite rigoroso deve essere dato dal pareggio del bilancio e dal miglior utilizzo dei dipendenti. Infine occorre andare oltre ai criteri punitivi del Patto di Stabilità Interno, che impediscono interventi possibili per il potenziamento dei servizi sociali, modificando, quindi, i sistemi di calcolo delle spese e delle entrate, premiando le spese aventi carattere eccezionale (all'interno del pareggio di bilancio) nel settore sociale, dell'ambiente e delle infrastrutture, escludendole quindi dal calcolo di disavanzo.

Il DPEF 2005 deve essere l'occasione per far ripartire il confronto ed il dialogo fra Governo ed Enti Locali, purtroppo mancato nel 2004. Garantire autonomia di entrata e di spesa e le scelte responsabili delle istituzioni locali significa perseguire un profondo rinnovamento della Pubblica Amministrazione e del sistema finanziario e fiscale; significa proporsi un vero decentramento amministrativo ed istituzionale, a sostengo di uno sviluppo economico e sociale del Paese.

Franco Astengo
Savona - 6 Luglio 2004