La sinistra e il lavoro

Presentazione della quinta conferenza - Relatore Luigi "Gigi" Malabarba

Gli ultimi dieci anni sono stati caratterizzati da una costante riduzione del potere di acquisto dei salari. Nello stesso periodo la ricchezza prodotta è andata a totale beneficio dell'impresa: i redditi da capitale, infatti, sono aumentati dell'87%. Nessuno in Italia può negare l'esistenza di una questione salariale e di un inquietante aumento della povertà. Questo vale per chi ha un lavoro a tempo determinato, ma soprattutto per i giovani che il proliferare delle forme più stravaganti di contratto a tempo determinato costringe a periodi più o meno lunghi di non lavoro. Bassi salari e precarietà sono le uniche ricette che vengono ciecamente riproposte dai vertici dell'impresa e dal centro-destra politico. Eppure la drammatica crisi di oggi è figlia della scelta di competere nell'economia globalizzata sul terreno dei costi e sul peggioramento delle condizioni di lavoro. Il predominio della finanza sull'economia reale ha distrutto l'innovazione del processo e del prodotto mentre le imprese muovono grandi risorse economiche per garantirsi interessi finanziari a breve.

Chi si propone di governare in alternativa al centro-destra deve avere come obiettivo salari dignitosi, certezza del posto di lavoro, contratti a tempo determinato anche per rilanciare il consumo interno. Deve stabilire quali siano i settori strategici per il paese e indirizzare ingenti risorse per il loro sviluppo. È necessario anche pensare ad una sorta di salario sociale che integri le entrate dei soggetti più deboli. Assumere una nuova centralità del lavoro significa anche abrogare la legge 30 che ha favorito processi sempre più estesi di frammentazione del ciclo produttivo e lasciato mano libera alle delocalizzazioni e alle cessione di rami d'impresa. Va inoltre combattuta la tendenza alla individualizzazione del rapporto di lavoro che mira a distruggere il contratto nazionale che sta alla base della tutela collettiva delle esigenze dei più deboli.

In ultimo una seria politica del lavoro declinata da sinistra tenterebbe di eliminare l'insopportabile divisione tra lavoratori di serie A e B, quest'ultimi licenziabili senza giusta causa in quanto lavoratori di imprese con numero minore di 15 dipendenti, estendendo invece la legge 30 anche alle piccole realtà produttive. Un ultimo nodo che tocca al sindato sciogliere: la validazione vincolante delle piattaforme e degli accordi attraverso il voto referendario dei lavoratori.

Luca Paroldo
Responsabile Cultura e formazione PRC Savona
Savona - 13 Febbraio 2009

L'ascolto della quinta conferenza - La fabbrica illuminata

La fabbrica illuminata

Questa sera per affrontare il tema del rapporto tra sinistra e lavoro vorrei proporvi uno sguardo sull'esperienza personale ed artistica di Luigi Nono, Luigi Nonogrande musicista della seconda metà del 900 ma soprattutto innovatore e fondatore di un diverso linguaggio sonoro che, partendo dagli stimoli culturali più diversi, letteratura, pittura, poesia, impegno civile e politico, si può definire come l'attuatore più fedele dell'idea di "superamento" che il grande filosofo Nietzsche teorizza già nella seconda metà dell'800, auspicando per il mondo dell'arte e della cultura, la costruzione dello spirito libero in grado di muoversi al di fuori delle grandi menzogne dell'umanità che sono per Nietzsche la religione, la cultura dominante e, per certi versi anche dopo la svolta di "Umano troppo umano", la scienza.

Nono è certamente uno spirito libero, a contatto con le grandi figure della cultura del novecento dalle quali assorbe i linguaggi espressivi più originali.Iscritto al partito comunista dal 1952 non manca di entrare in conflitto con l'apparato a causa della sua presunta distanza artistica dalla politica culturale del partito che seguiva istanze più realiste, immerso in logiche propagandistiche e luoghi comuni e che sembrava poco disposto a digerire lo sperimentalismo che ha pervaso il linguaggio dell'opera di Nono, con l'uso del nastro magnetico pre registrato ed un trattamento delle voci e dei suoni elettronici oltre che dei rumori e materiali sonori più diversi, provenienti dagli spazi materiali e psicologici del nostro quotidiano in un tentativo incessante di partecipare alla continua scoperta e ridefinizione-trasformazione della vita.

Vorrei sintetizzare la figura di questo geniale artista con un passo di un libro intervista che Luigi Nono concede a Enzo Restagno.

Domanda: Tu hai parlato finora delle cose che ami; io vorrei che parlassi ora delle cose che odi. Cosa sono per te l'oppressione la violenza, l'ingiustizia? Avviciniamoci a questo versante nero dell'esistenza, a questo male oscuro che filtra nell'esistenza con apparenze subdole, magari verniciate di buon senso.

Risposta: quello che tu dici e mi chiedi può essere una delle cose più tragiche che io sento. Hai ragione, lasciamo per un momento da parte le tragedie immani che sono sotto gli occhi di tutti per considerare il volto quotidiano e dimesso del tragico.Per me questo quotidiano ha un po' l'apparenza di un gioco, spesso perverso: ti trovi davanti, o travolto , al tentativo di venire incastrato in caselle già sistematizzate da mitologie , mercati, classifiche determinate da alcuni poteri pressoché di assurdo autoritarismo per un ordine arbitrario presupponente. La storia è piena di gironi prefissati. Ma la storia è piena anche di tentativi per forzare, per rompere le cosiddette regole del gioco, fino a ribellioni, rivolte a nuovi cammini anche di solitudine quotidiana, malgrado possibili quotidiane emarginazioni, accuse che sono affannate autodifese di privilegi o di altrettanti ordini precostituiti, furbeschi travisamenti fino all'alibi concesso e accettato da succube - complice. Istintivo mi si scatena l'esser contro questo quotidiano, con tutti i rischi possibili, contro chi manipola mass media e giornali e istituzioni varie per una falsa cultura di massa livellatrice di valori anche morali, totale offesa e violenza inquinante alla nuova altra intelligenza a nuove altre intelligenze, a nuovi altri ignoti a nuova qualità di vita.
Fin dal medioevo, il modo più classico per liberarsi di quelli che la pensavano in modo diverso era la messa al bando, l'accusa di stregoneria, di eresia, di follia.E sempre che si tratti di sopraffazione morbida e furbesca oppure violenta, c'è all'origine quella specie di polipo accentratore che vuole coi suoi tentacoli afferrare ogni cosa e ridurre tutto all'unità di un'unica volontà tristemente di massa. È proprio questa sopraffazione politica, finanziaria, economica e culturale fideistica, ideologica, peggio se mascherata da permissività furbesca che scatena i miei istinti di ribellione più profondi e contro la quale non mi stancherò mai di lottare. Difficile forse è comprendere come si intrecciano la violenza umana e quella musicale. "Non consumiamo Marx" o "La fabbrica illuminata" sono lavori in cui il linguaggio tradizionale non funziona più, vi subentra invece un modo completamente diverso di usare il materiale elettronico e quello registrato direttamente dalla fabbrica (Ansaldo di Genova). La fusione tra i materiali elettronico e naturalistico-ambientale è analizzata e composta in modo da rendere impossibile distinguere dove comincia uno e dove termina l'altro...

Un raro Luigi Nonoesempio quello di Nono, un tentativo in cui la ricerca artistica sconfina e si intreccia con una sensibilità civile che destina le opere dell'arte fuori dalla ristretta cerchia delle accademie per farle diventare materia pulsante e sdegnata di denuncia.

Nono deve avere sentito l'insufficienza dei mezzi musicali fino ad allora sviluppati a esprimere tali contenuti e a fondare al contempo un diverso modo di creare e comunicare musicalmente. Comincia a lavorare nello Studio di Fonologia della RAI di Milano a una nuova composizione per le scene, che si modificherà in continuazione dando origine a diverse opere non collocabili in alcun genere specifico. La prima è "La fabbrica illuminata" (1964) per nastro magnetico e voce femminile: sul nastro, con cui interagisce la voce dal vivo, sono registrati rumori di fabbrica, voci di operai, un coro e parti della solista stessa (Carla Henius).

Questa è una musica che non va ascoltata mediante i canoni consueti di godimento immediato che solitamente le melodie della tradizione ci offrono ma va sentita con quella parte di noi che, curiosa del nuovo, dell'inaspettato, vuole superare quel limite per ridefinire un nuovo limite che costituisce la condizione di apertura, affinchè si possa passare da una colonizzazione culturale standardizzata ed istituzionalizzata alla libertà di potersi ancora stupire per le innumerevoli varianti delle forme della creatività umana.

La fabbrica illuminata [1964]

Musica di Luigi Nono

[per nastro magnetico a quattro piste con i rumori reali del ciclo della lavorazione dell'acciaio all'Italsider di Genova-Cornigliano - registrati ed elaborati dal tecnico Marino Zuccheri presso lo Studio di Fonologia della RAI di Milano - mescolati a registrazioni dal vivo o elaborate delle voci del soprano e del coro impegnati nella lettura del testo - un brusio siderale di dolore e protesta - ancora attuale ed emozionante]

Testo di Giuliano Scabia e un frammento da "Due poesie a T" di Cesare Pavese

[materiali disomogenei - letterari ed extraletterari - fluxus di parole scelte o rielaborate da testimonianze e documenti relativi alla condizione operaia nella fabbrica - nel finale per voce sola i versi tratti da Pavese («Passeranno i mattini/passeranno le angosce/non sarà così sempre/ritroverai qualcosa») per un'elegia di speranza - dopo così tanti anni ancora disattesa - e che tanto raramente ormai trova voce nelle "arti"]

  1. fabbrica dei morti la chiamavano
    esposizione operaia
    a ustioni
    a esalazioni nocive
    a gran masse di
    acciaio fuso
    esposizione operaia
    a elevatissime temperature
    su otto ore solo due ne intasca
    l'operaio
    esposizione operaia
    a materiali proiettati
    relazioni umane per accelerare i tempi
    esposizione operaia
    a cadute
    a luci abbaglianti
    a corrente ad alta tensione
    quanti MINUTI-UOMO per morire?
  2. e non si fermano MANI di aggredire
    ININTERROTTI che vuota le ore
    al CORPO nuda afferrano
    quadranti, visi: e non si fermano
    guardano GUARDANO occhi fissi: occhi mani
    sera giro del letto
    tutte le mie notti ma aridi orgasmi
    TUTTA la citta dai morti VIVI
    noi continuamente PROTESTE la folla cresce parla del MORTO
    la cabina detta TOMBA
    tagliano i tempi
    fabbrica come lager
    UCCISI
  3. passeranno i mattini
    passeranno le angosce
    non sarà così sempre
    ritroverai qualcosa

Giovanni La Grotteria
Savona - 20 Febbraio 2009