L'amministrazione locale e lo sviluppo economico del territorio

Premessa

Nell'ultimo decennio, le Amministrazioni Pubbliche italiane sono state oggetto di riforme strutturali che hanno profondamente cambiato il loro funzionamento economico-finanziario, organizzativo, gestionale ed istituzionale. Su tali aspetti gli studi aziendalistici sulla Pubblica Amministrazione, hanno concentrato numerose analisi.

L'affermarsi di concezioni innovative richiede sempre tempi lunghi e il superamento di situazioni complesse molto spesso legate al sostenimento di costi sociali, di costi monetari e ad una inevitabile resistenza ai cambiamenti, presente in diversi ambienti (A. Giangreco "Resistance to change" F. Angeli, Milano 2000). I cambiamenti, infatti, non si realizzano mai in modo armonico ed uniforme ma, come nel caso italiano degli ultimi anni caratterizzato da una lunga fase di transizione politico-istituzionale, si concretizzano attraverso l'adozione di nuovi modelli di gestione aziendale. È possibile, quindi, affermare che la gestione della Pubblica Amministrazione si sta allontanando dal tradizionale modello burocratico, per passare ad un profilo di "public management".

Al centro del processo di trasformazione vi è la gestione strategica della Pubblica Amministrazione e lo stesso spazio strategico delle diverse Amministrazioni Pubbliche. Un punto di partenza che può consentirci una più agevole comprensione dell'intero processo, può essere individuato nei cambiamenti, su basi nuove, relativi ai rapporti tra Amministrazioni Centrali, Enti territoriali (Regioni ed Enti Locali) e collettività amministrate. Il rafforzamento del rapporto tra comunità locali e regionali e le Amministrazioni pubbliche di riferimento, sembra pertanto il risultato di un'evoluzione dell'intero sistema economico europeo e dei relativi adeguamenti socio-politici nazionali.

Analizzare oggi, lo spazio strategico delle Amministrazioni Pubbliche, diviene un esercizio molto difficile se, preventivamente, non si procede alla distinzione tra il semplice riconoscimento dell'autonomia e l'effettivo esercizio della stessa. L'autonomia deve essere considerata come lo spazio d'azione lasciato libero dalle riforme degli ultimi anni e dalla progressiva uscita del Governo centrale dalle attività gestionali. Uno spazio che ogni Amministrazione Pubblica può riempire di contenuti propri, che servono a caratterizzarla rispetto ad altre, in quanto le scelte autonomamente progettate e realizzate consentono di perseguire efficacemente gli interessi pubblici e soddisfano, nello stesso tempo, in modo economico il variegato e dinamico sistema dei bisogni avvertiti dalla comunità amministrata (R. Mussari "La Valutazione delle prestazioni nelle Amministrazioni Pubbliche", a cura di S. Marasca, Giappichelli editore 2001).

L'esercizio dell'autonomia comporta una costante ricerca con la sintonia dell'ambiente sul quale si hanno responsabilità di governo; tale esercizio, induce a leggere i segnali che arrivano dalla comunità di riferimento, trasformandoli in programmi e progetti realizzabili. L'Amministrazione Pubblica, ed in particolar modo quella locale, deve sufficientemente rispondere alle diverse articolazioni dei bisogni, non solo variando il mix dei beni prodotti e dei servizi prestati, ma anche variando gli obiettivi gestionali in modo da rapportarsi coerentemente all'evoluzione degli scenari socio-economici in cui opera.

In questa fase storica, il principio dell'autonomia è essenziale e rappresenta una sorta di precondizione affinché le Amministrazioni Pubbliche possano essere messe nella condizione di operare strategicamente come vere e proprie aziende. Senza l'esercizio dell'autonomia non può esserci alcuna responsabilizzazione per i risultati raggiunti, sia per la componente politica, sia per quella funzionariale.

Un soggetto non autonomo, difficilmente e con molta approssimazione, è chiamato a rispondere dell'efficienza del proprio operato e dei risultati conseguiti.

Franco Astengo
Savona - 17 Luglio 2004