La lotta per l'autonomia di classe

Dalle società di mutuo soccorso alle camere del lavoro

Ricostruzione (con qualche ampliamento) della relazione tenuta in occasione del primo incontro seminariale sulla storia del sindacato in Italia, organizzato dal Comitato Regionale Ligure del PRC.

Attestato di iscrizione ad una società di mutuo soccorso (1890)Non è possibile nel breve spazio di questa relazione tracciare un quadro esaustivo dello sviluppo dell'associazionismo operaio nella seconda metà dell'800 né approfondire più di tanto l'analisi politica di quella traiettoria. Mi sembrava tuttavia importante dare un succinto quadro di riferimento prima di affrontare compiutamente la storia del sindacato in Italia - ciò che farà Rieser -, introducendo l'idea che la storia dell'associazionismo operaio dalle sue origini, esattamente come quella del sindacato in particolare, è storia di una lotta interna per l'affermazione di un concetto semplice tanto fondamentale e cioè della necessità di un'autonomia del movimento operaio dal padronato, della lotta piuttosto che della "collaborazione economica" con le classi dominanti e lo Stato. Mi è sembrato importante non solo perché questa è storicamente la discriminante dei comunisti in rapporto ad altre correnti attive in seno al movimento operaio (nell'800 in particolare si pensi ai mazziniani), ma anche perché è un tema di discussione che si fa avanti, magari in modo strisciante ma non per questo meno denso di conseguenze, anche nella stessa CGIL. L'anno scorso la Ediesse ha pubblicato un volumetto a cura di Adolfo Pepe, La CGIL e il Novecento italiano, che viene distribuito tra quadri e delegati sindacali e che rappresenta un'agile rivisitazione della storia del sindacato dal punto di vista di chi, nell'ambito di quella storia vissuta a partire da visioni del mondo differenti se non opposte, rivendica passo per passo una in particolare tra quelle impostazioni, quella appunto della collaborazione economica e della mediazione tra le classi.

Che il raggiungimento di un'organizzazione autonoma del proletariato sia il risultato di un lungo cammino è un fatto scontato, se non altro perché le origini delle prime forme di associazionismo di classe vanno ricercate addirittura nelle corporazioni e nelle associazioni di arte e mestiere sorte nel Medioevo in corrispondenza con lo sviluppo della primissima generazione di borghesia artigiana e commerciale, organismi misti quindi, che riunivano padroni e lavoranti. Le prime moderne forme di associazionismo operaio, le società di mutuo soccorso, si sviluppano in Italia e in particolare in Piemonte e Liguria a partire dalla metà del XIX secolo, come risultato della emanazione dello Statuto Albertino del 1848. I moti rivoluzionari borghesi scoppiati in quell'anno in tutta Europa contro le monarchie che governavano il continente avevano posto come rivendicazione centrale la libertà di associazione e Carlo Alberto aveva capito che dare un riconoscimento a quel diritto regolamentandolo significava depotenziarne la portata rivoluzionaria. Pertanto a partire da quella data si cominciano a diffondere in tutto il Regno di Savoia, per opera della borghesia liberale, ma anche di mazziniani e socialisti le società di mutuo soccorso. Le quali tuttavia sono contraddistinte da un evidente interclassismo, che si manifesta nei due aspetti della composizione sociale e dell'approccio ideologico. riuninone del POI (fine '800)Intanto le S.M.S. sorgono e sono dirette prevalentemente per opera di borghesi "illuminati", generalmente avvocati, giornalisti, insegnanti - com'è naturale - e sono di solito di tipo misto, cioè non vengono costituite su base professionale, ma raggruppano spesso salariati e piccoli artigiani, spesso impiegati in settori assai lontani (è il caso della genovese Società di mutuo soccorso tra operai e contadini). Questa struttura corrisponde all'obiettivo, che non è quello di organizzare i salariati all'interno del posto di lavoro per metterli in condizione di difendersi dallo sfruttamento capitalistico, bensì quello di costruire all'esterno delle officine una cintura di "ammortizzatori sociali" - come li definiremmo oggi - in un'ottica filantropica e assistenzialistica e col dichiarato scopo di salvaguardare la pace tra le classi.

Tuttavia fin dai primi congressi della società vennero posti, per opera di mazziniani e socialisti, i seguenti quesiti (era abitudine d'allora che l'ordine del giorno dei congressi venisse redatto mediante la formulazione di domande): se fosse opportuno costituire società miste; se i soci onorari (borghesi) avessero diritto di voto nelle assemblee. Peraltro il mutualismo consisteva fondamentalmente nel raccogliere mensilmente le quote versate dagli iscritti in un fondo che veniva attivato poi in caso di necessità, ad esempio erogando un'indennità ai soci che perdessero il lavoro o alle mogli di soci che rimanessero vedove. A questa fondamentale attività si affiancavano iniziative volte all'edificazione morale e alla formazione culturale, ma non mancavano atti che sconfinavano nel territorio della politica (ad esempio la propaganda in favore del suffragio universale) o della lotta sindacale in senso stretto. Il 7 Aprile 1853 la Pia Associazione Tipografica Genovese dichiara uno sciopero per l'aumento della "tariffa" (la paga oraria) e l'abbassamento dell'orario di lavoro da 12 a 10 ore. Il capo della polizia cerca di stroncare la ribellione dando ordine di arrestare tutti gli scioperanti, ma questi si rifugiano sulle alture costringendo i proprietari delle tipografie a intercedere presso la polizia per revocare i mandati di arresto e ad accogliere le richieste dei lavoratori.

tessera della Camera del Lavoro di Savona (1915)Proprio in funzione del dibattito interno ma anche delle dello sviluppo materiale della situazione sociale compaiono altre forme di organizzazione maggiormente connotate in senso classista, in un processo in cui incide anche l'intervento dei due partiti operai del tempo, il POI (Partito Operaio Italiano) e il PSRR (Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna) dell'anarchico Andrea Costa. Si tratta delle associazioni di miglioramento e delle leghe di resistenza. Le prime, come testimoniato dal nome non si limitano a cercare di limitare i disagi della condizione operaia, ma cercando di promuovere miglioramenti (a partire dal salario e dall'orario di lavoro) che pongono nei fatti il problema del ruolo operaio nella società capitalistica. Le seconde nascono invece come risposta funzionale ai bisogni dello scontro di classe. Si costituiscono attorno alle casse di resistenza. Qui gli operai si tassano non per "venire in aiuto" ad altri salariati in caso di disgrazia, ma per dare modo a operai come loro di far fronte a scioperi di lunga durata di fronte a quella disgrazia perenne e non contingente che è il capitalismo.

Proprio la consapevolezza del fatto che lo scontro avveniva tra classi sociali antagoniste e su uno scenario quanto meno nazionale porta all'aggregazione di federazioni nazionali di categoria, che raccolgono le associazioni di mutuo soccorso, di miglioramento e di resistenza sviluppatesi a livello locale. La camere del lavoro nascono invece sotto una duplice spinta. Da una parte sono funzionali a un'esigenza materiale: la stagnazione economica ha prodotto, nell'ultimo quarto di secolo, vasti fenomeni di disoccupazione e si sente il bisogno di costruire strutture territoriali che svolgano tra gli altri anche il compito dell'intermediazione di manodopera per ricollocare nel mercato del lavoro chi ha perso il proprio impiego, questo è l'obiettivo fondamentale per cui nasce questo tipo di struttura. Su questa esigenza materiale si innesta lo spirito di emulazione verso le borse del lavoro francesi, diffusesi già da alcuni anni oltre confine. L'abitudine di inviare delegazioni di operai alle numerose esposizioni universali in voga in quegli anni rappresenta una potente leva internazionalista. I lavoratori solidarizzano, si scambiano conoscenze ed esperienze. Così le delegazioni che tornano dalla Francia si fanno promotrici della costituzione delle prime camere del lavoro. Anche in questo caso però lo scontro tra concezione classista e interclassista è manifesto. Attestato di iscrizione ad una società di mutuo soccorso (1890) - da www.arci.it
riuninone del POI (fine '800)
tessera della Camera del Lavoro di Savona (1915) - da www.cgilliguia.it
Tra i primi a cercare di promuovere la costituzione di camere del lavoro in alcune grandi città italiane, Firenze ad esempio, vi sono le locali camere di commercio. Il padronato ha ben compreso che un servizio di intermediazione diretto dalle stesse rappresentanze operaie costituirebbe un ottimo strumento per affrontare la disoccupazione senza scossoni e fermenti rivoluzionari (ieri come oggi!). Per questo le prime camere del lavoro nascono spesso grazie anche a finanziamenti padronali oltre che provenienti dalle articolazioni locali dello Stato, in particolare dai municipi. Del resto la stessa denominazione "camera" invece di "borsa" del lavoro esprime, dialetticamente, un rapporto con l'analoga struttura padronale che è da una parte e in qualche misura di filiazione, dall'altra invece di contrapposizione: la camera dei lavoratori contrapposta a quella dei padroni. È proprio dalla fusione tra la federazione nazionale delle camere del lavoro e le federazioni nazionali di mestiere cui accennavo prima che nasce, nell'Ottobre del 1906, la CGL, Confederazione generale del lavoro ed è da quelle due realtà che deriva quell'intreccio tra organizzazione orizzontale su base territoriale e verticale su base professionale che caratterizza ancora il moderno sindacato. In quel congresso di fondazione del 1906 occupa ampio spazio lo scontro tra riformisti e rivoluzionari. La polemica sul ruolo del sindacato nella nostra società, mediazione tra le classi o organizzatore delle lotte economiche e politiche contro le classi dominanti, si manifesta ancora una volta come discriminante fondamentale alla nascita del moderno sindacato in Italia. Questo scontro si sviluppa nei decenni successivi fino a oggi e in questo modo si intreccia con la vicenda dei comunisti e dovrebbe diventare oggetto centrale di approfondimento per i nostri compagni che militano nelle organizzazioni sindacali.

Marco Veruggio
Responsabile Regionale Lavoro precario e atipico
Genova - 26 Marzo 2004